L’esperienza (migrazione) all’estero di giovani teramani tra nostalgia e vere occasioni.
Qualche settimana fa un ragazzo di Teramo, Simone Petrella, si è sposato in Portogallo trasferendosi in pianta stabile: nuova vita, nuova dimensione in cui crescere. Certamente l’amore ha avuto un grande peso nella scelta (Ana, sua moglie, è portoghese),
ma non solo. C’entrano, infatti, anche le opportunità. Nell’università di Braga, dove attualmente lavora, racconta di questa sua esperienza: “Sto lavorando da alcuni mesi, come dottorando. E’ vero che, al momento, il dottorato non è retribuito, ma siamo trattati con serietà e la cosa che mi colpisce è l’ambiente, del tutto diverso. In Italia giudichiamo ‘giovane’ un professore se ha non più di cinquant’anni… qui, per giovane intendono ‘giovane’: massimo trentacinque anni. Puntano molto su chi ha davvero voglia di fare e rendersi utile. I giovani si sentono davvero il futuro…”. Nel fi lm di Checco Zalone l’Italia è, invece, il paese dove studiare “non serve a un…” diciamo niente, e giù risate. Il dramma dei nostri tempi è comico. Professori precari di quaranta, cinquant’anni in fi la ai sindacati per aggiornare le graduatorie, aggiungendo master fasulli che hanno pagato chissà quanto. Trentenni disoccupati che provano un dottorato più per tentare qualcosa e non fermarsi che per reale vocazione alla ricerca. Mancano intanto gli artigiani, perché tutti una laurea occorre sempre. Guardiamo questi mesi, settembre e ottobre: migliaia di giovani che entrano nelle università: per fi nire in tempo e lanciarsi, o restarvi anni, non fa differenza. Ci vanno tutti, con o senza vocazione allo studio. L’università è diventata ormai un parcheggio, una sosta obbligata piuttosto che tappa di un percorso della loro vita. Chi sa leggere la situazione, ha studiato e sente di meritare qualcosa per i suoi sforzi, va via alla ricerca di uno sbocco qui inesistente o quasi. L’esperienza all’estero attrae e spesso attira defi nitivamente. Riccardo Porreca, altro ragazzo di Teramo, parla così della sua esperienza in Colombia per l’elaborazione della sua tesi in architettura: “Professori giovanissimi, un ambiente splendido. La mia tutor, a cui tutti davamo del ‘tu’, ci seguiva personalmente, cercando solo di far emergere in pienezza la nostra idea, e suggerendo il know-how per arrivare ad esplicitarla. La più bella situazione di studio in cui mi sia mai trovato. La capo-dipartimento invitava regolarmente tutti quanti a casa sua per cene di lavoro in un clima di reciproco scambio e cordialità”. E ancora Martina Colli, giovane musicista e compositrice teramana, da un anno a Berlino, racconta: “Bellissima esperienza, anche se all’inizio davvero dura. Incrocio le dita su tutto quello che di bello da adesso in poi potrebbe accadere da un punto di vista personale e professionale. Il cambiamento non mi spaventa, è un periodo di crescita per me, in questo momento imprescindibile.” Intanto sono impazzate le proteste a Roma. L’Italia ne “La meglio Gioventù” è defi nita “un paese da distruggere”, dove tutto resta fermo in una quiete apparente. Qualcuno l’ha inteso letteralmente, a dispetto delle intenzioni pacifi che di migliaia di ragazzi e di famiglie che pacifi camente volevano solo far capire che in Italia esiste ancora un’opinione pubblica come garanzia di futuro. Ma forse i black-bloc non volevano distruggere solo le vetrine e i negozi. Miravano ad altro e ci sono riusciti. Intanto altri cervelli fuggono.