Le prime informazioni relative all’andamento dell’economia italiana dall’inizio del 2013 mostrano, con una certa chiarezza, che non si può escludere un ulteriore peggioramento, confermando l’impressione che anche quello da poco iniziato sarà un anno particolarmente difficile. Confcommercio
ha registrato riduzioni dei consumi particolarmente significative non soltanto nel settore dei beni e servizi non assolutamente indispensabili, cosiddetti “secondari”, ma anche nei comparti relativi ai bisogni meno “comprimibili” e tradizionalmente resistenti alle fluttuazioni momentanee, come gli alimentari, le bevande ed i tabacchi (-3,9%), l’abbigliamento e le calzature (-3,9%), che continuano a scontare dal 2010 un notevole ridimensionamento della domanda. In linea con quanto già accaduto nel 2012, solo il complesso dei beni e servizi utilizzati per le comunicazioni ha mostrato una variazione positiva delle quantità acquistate dalle famiglie (+5,7% rispetto allo stesso mese del 2012). Il calo della spesa alimentare complessiva è confermato anche dalle rilevazioni di Coldiretti, che mostrano un crollo del consumo di carne da parte degli italiani, con un taglio annuo del 7% nelle macellazioni bovine nel primo bimestre 2013, mentre la CIA calcola che dal 2008 ad oggi le famiglie italiane hanno ridotto il budget per la spesa alimentare di oltre 12 miliardi di euro. I risultati della diciannovesima edizione dell’Osservatorio di Findomestic Banca sul consumo di beni durevoli attestano che nel 2012 il reddito annuale pro capite in Abruzzo è in calo (€ 15.046,00, -2,5% rispetto al 2011), in sintonia con il periodo austero che si riscontra a livello nazionale, ma comunque si conferma il più elevato, insieme a quello del Molise, tra quelli delle regioni del mezzogiorno. Dopo due anni fortemente segnati dalla crisi economica, le famiglie italiane stanno modificando il loro stile di vita, nel tentativo di riportare in equilibrio le risorse e le spese, e tendono ad assumere comportamenti di concreta prudenza e lungimiranza, cercando innanzitutto di limitare gli sprechi e di concentrarsi sugli acquisti strettamente necessari. Il dato in controtendenza relativo al settore delle comunicazioni, d’altro canto, rivela che è forse ormai irrimediabilmente cambiata la percezione di ciò che sia effettivamente necessario o, quantomeno, che si sia modificata la gerarchia delle priorità; così l’acquisto del nuovo modello di smartphone viene comunemente considerato più urgente del rinnovo del guardaroba. La necessità di contenere il superfluo, e di concentrare le risorse, contribuisce alla diffusione di nuove ed antiche forme di cooperazione e scambio, come la compravendita dell’usato, anche per l’abbigliamento, o il car-pooling, ovvero la condivisione organizzata dei veicoli per effettuare insieme gli stessi spostamenti sul territorio, suddividendone le spese e magari facendosi coraggio a vicenda.