Tipico locale alla moda: luci soffuse, tavolini bassi e divanetti, musica vivace e sufficientemente alta da rendere l’ambiente attivo e giovanile, ma non tanto da impedire un dialogo. Sono i luoghi del dirompente fenomeno dell’apericena. Parola dalla scontata derivazione, racchiude in una
crasi tutto ciò che c’è da sapere a riguardo: a partire dall’orario di cena si prosegue liberamente fino a tarda sera, superando di gran lunga l’orario classico dell’aperitivo. Immediato, facile e diretto, come lo stile di vita perpetuato dai giovani, che spesso comprendono anche ultra trentenni alla ricerca di una socialità nuova e diversa. L’apericena sta scivolando lungo tutta la penisola lentamente e inesorabilmente
guadagnando sempre più terreno, tanto da poter essere considerato ormai un vero e proprio rito sociale. Fenomeno ben noto al nord da anni, ha
invaso l’ambiente dell’intrattenimento per la gioia dei bar e la preoccupazione dei ristoratori. Infatti al solo costo di un calice di vino, di un cocktail o qualsiasi altra bevanda desiderata, si può usufruire liberamente di ricchi buffet che comprendono piatti caldi e/o freddi, per un menu completo che va dagli antipasti ai dolci, passando senza indugi per primi, contorni e secondi. Con costi di gestione decisamente inferiori rispetto ai ristoranti: niente tovaglie, piatti e stoviglie di plastica o carta. Ma oltre l’immediatezza e l’ambiente chic, cosa rende così popolare l’apericena?
Viene spontaneo pensare: il risparmio. Prezzi più che abbordabili da tutti, specialmente se confrontati con quelli di una cena tradizionale. Non c’è da meravigliarsi, dunque, se da luogo di ritrovo e tappa pre-discoteca del sabato, i locali che offrono apericene siano diventati sostituti a tempo pieno dei ristoranti anche nei giorni feriali. Tempi duri per le cene a lume di candela. E, se vogliamo, è proprio qui il nodo gordiano della questione: le cene a lume di candela, gli ambienti riservati, silenziosi (con le dovute eccezioni tipicamente italiane), quel tepore intimo che si avverte attorno ad un tavolo, sono sensazioni che la vita dinamica e l’imperativo della socializzazione selvaggia stanno cercando di emarginare, appannaggio sempre più delle coppie, delle famiglie e di chi può economicamente permettersi una cena ogni settimana. Si cerca di esorcizzare
l’alienazione ad ogni costo, di scappare dalla solitudine e dal confronto con se stessi e con i propri pensieri, sostituendo il vuoto dei significati con il rumore, con la folla. Ed è proprio questo che l’apericena ci offre: la libertà. Siamo liberi di decidere quando, dove e come mangiare, rinunciando a tutte le etichette. Persino l’attesa dal pasto è scomparsa a favore del “tutto e subito”. In breve, quello che sembra essere un rito
tipicamente giovanile si sta rivelando un fenomeno specchio della società: dinamico, veloce e multiculturale, nel quale le effettive capacità economiche dei soggetti non contano, perché l’apparenza e la moda la fanno da padrone.