Gloriano Lanciotti candidato alla Regione.
Dopo aver “tuonato” per mesi contro i decisori pubblici, per le mancate risposte alle imprese, alle famiglie e ai lavoratori dell’associazione di categoria che presiede, la CNA, Gloriano Lanciotti ha deciso di farsi carico di quelle richieste provando a cercare soluzioni.
E ha scelto di farlo candidandosi alla Regione. Espressione di quella società civile che da quattro anni ormai combatte la crisi e le sue nefaste conseguenze che hanno ridotto soprattutto la nostra provincia ad un vero e proprio cimitero di aziende.
Perché ha deciso di candidarsi?
La scelta di candidarmi matura dall’acuirsi dei problemi presenti nella nostra Regione: vi è stato un peggioramento qualitativo della vita e del lavoro per gli abitanti abruzzesi, che vivono una progressiva e ormai profondissima dequalificazione del lavoro espresso dal governo e dal Consiglio Regionale. Dal trionfo dei particolarismi alla preoccupazione dei consiglieri a dare risposte a singoli. Non a tutti ovviamente, ma a coloro che possano risultare utili alla costruzione di una propria personale rete di compiacenze e fedeltà. Si è smarrita la capacità di dare risposte di sistema, di creare orizzonti positivi, di proporre politiche di settore, di realizzare strategie in grado di risolvere problemi collettivi.
In genere tutti i candidati vorrebbero “salvare la patria”, ma poi c’è il rischio che finiscano per perdersi e allontanarsi dalla realtà. In che cosa sarà diversa la sua politica?
Lungi dal voler incarnare il ruolo di salvatore della patria, sento il bisogno personale di contribuire a rilanciare il nostro territorio. Il rischio per me, come per molti altri, è di allontanarmi dalla vita politica e sociale della mia Regione; questo significherebbe tradire un po’ della mia storia. Al contrario ciò che mi preme evidenziare è la convinzione che le cose possano cambiare, in Abruzzo, attraverso un constante e condiviso lavoro di rete. Io appartengo ad una rete.
Pensa di avere le giuste soluzioni? Quali sono le sue proposte?
La mia storia, la mia esperienza lavorativa mi hanno consentito di relazionarmi a più mondi: sicuramente a quello delle imprese, ma anche del sociale e dell’associazionismo in generale. Sono da sempre abituato a collaborare, a partecipare ed emozionarmi in avventure collettive. Credo di poter aggregare molte persone e competenze utili alla nostra Regione. In termini programmatici, come coalizione, illustreremo e approfondiremo, nel corso della campagna elettorale, il nostro programma, augurandomi di tornare, dopo tanto tempo, a parlare di politica, incontrasi con la gente per sentire lamentele legittime e inascoltate, ma anche per confrontarsi su priorità e possibili soluzioni. Un punto però vorrò sicuramente affrontare e mi auguro come eletto della Regione Abruzzo ed è il ruolo in Europa. Questa Amministrazione ci ha portato a un vero e proprio isolamento, sembra quasi si sia dimenticata la rilevanza legislativa e politica che la Regione può avere. Bisogna riqualificare la nostra Regione attraverso competenze e strategie politiche di lungo respiro; occorre riconnettere l’Abruzzo alle altre regioni di Italia per condividere best practices, semplici idee e sviluppare complicità su proposte da portare e mediare in Europa. In particolare, credo sia opportuno in termini strategici rafforzare relazioni con le regioni del medio adriatico per affinità e esigenze comuni. L’Europa, nel comune sentire, in questo momento sembra non solo lontana, ma anche ostile. Cosa ne pensa? La responsabilità della attuale disaffezione all’Europa è da attribuire anche ai tanti amministratori e politici che, pur dichiarandosi europeisti convinti, non hanno saputo interloquire con le istituzioni europee, sviluppando nel tempo, la percezione di inutilità o addirittura di freno alla crescita a causa dell’Europea stessa. L’Europa invece continua ad assumere ancora un importante ruolo simbolico in termini di unione e pace ed è ancora una grande opportunità di benessere per i suoi abitanti. Bisogna imparare, però, a conoscerla e muoversi al suo interno. Ancora: bisogna tornare a parlare di temi quali ambiente, lavoro, aree interne: tutti temi inerenti una concreta programmazione politica, ma che non possono chiudersi nei meri confini regionali. Dobbiamo ampliare il nostro orizzonte, uscire dal nostro provincialismo culturale per superare l’isolamento nel quale siamo precipitati.
L’isolamento e l’immobilismo degli ultimi anni derivano solo dal nostro provincialismo?
Derivano anche e soprattutto dall’eccessiva burocrazia che da un lato arresta la crescita e la produttività, dall’altro offende un Paese che costituzionalmente si definisce democratico e naturalmente anche dalle difficoltà dell’accesso al credito; è indispensabile ormai identificare azioni a reale sostegno delle imprese, sia con effetti di lungo periodo (es. progetti di aggregazione per ridurre il nanismo dimensionale) che di breve (es. progetti di innovazione di processo o di prodotto per il rilancio delle piccole imprese); rafforzare e sviluppare percorsi di esportazione all’estero; valorizzazione del made in Italy. Sono questi gli argomenti di cui vorrei farmi portavoce e magari trovarne le soluzioni.
di Mira Carpineta