La distanza generazionale è ulteriormente aumentata ed è molto difficile per molti genitori dialogare e comprendere le nuove istanze giovanili. Non ci si riconosce, si evitano i loro problemi, ci si oppone acriticamente e spesso con violenza alla loro inerzia, finché non ci si trova impotenti e impreparati di fronte ad un disturbo del comportamento alimentare, tra l’altro, senza sapere che fare e dove andare perché i servizi in grado di offrire risposte professionali integrate sono insufficienti. E, tuttavia, assolutamente logico che ad una società liquida, senza valori e senza prospettive, in cui non
si riesce a contenere più nulla, faccia da specchio una gioventù passiva e sbandata a cui non sono state date dalla vecchia generazione le coordinate del divenire. Non potendo procedere verso il ricambio generazionale, perché tutto sembra bloccarsi al loro passaggio (scuola, università, lavoro, famiglia ecc) non hanno altra alternativa, se non quella di rallentare la crescita. Le passioni sono spente perché si registra l’impotenza di qualsiasi azione o iniziativa meritoria. Hanno imparato dai grandi che il merito non conta più, vivono tappati in casa, impregnati dal pessimismo e dall’insoddisfazione dei familiari. Assistono impassibili ai conflitti quotidiani di genitori ansiogeni e spesso assenti, preoccupati esclusivamente di gestire una routine impregnata di cieco individualismo. Si arriva all’incredibile situazione di essere, di fatto, orfani di genitori viventi. Oltre alla perdita della speranza del merito, quale elemento di riscatto (tanto conta solo la raccomandazione!), questi giovani sono costantemente circondati da oggetti non richiesti e non desiderati e bombardati da messaggi devianti che ne destabilizzano l’autopercezione. Se non è più il merito a portare in auge le persone, è probabile che il successo sia legato alla magrezza…Ecco, dunque, che il mito della magrezza, sostenuto pesantemente dalla pubblicità di una televisione spazzatura, con cui i giovani sono costretti ad interagire per mancanza di interlocutori umani, diventa per molti la meta e l’ossessione. E’ praticamente generalizzato tra le adolescenti, ma sempre di più anche tra gli adolescenti, il ricorso alle diete prima come strumento per controllare il cibo e il corpo, poi come strumento di distacco e di potere per controllare le dinamiche relazionali intra ed extrafamigliari. Tali percorsi, che spesso sfociano in un disturbo alimentare, per alcuni rappresenta un doloroso percorso interiore per darsi tempo e per ridefinire se stessi, per altri è un modo per richiamare attenzione su un corpo malato o che ingrassa. Il disturbo alimentare sta diventando, al giorno d’oggi, un passaggio critico nel percorso di crescita dell’adolescente, è per questo che il lavoro che portiamo avanti da molti anni è fondamentale, da una parte per accogliere eseguire i ragazzi durante la difficile ricerca di un’identità corporea e di un sogno per vivere, dall’altra per aiutare le famiglie ad esercitare i ruoli genitoriali con autorità e autorevolezza. Solo così, la cura dei disturbi alimentari risulta efficace ed evita i circuiti ossessivi della malattia.