“Nessuno è più schiavo di chi si ritiene libero senza esserlo”.
Questo aforisma di Goethe veniva spesso citato dal prof. Giacinto Auriti, docente abruzzese di Teoria generale del Diritto all’Università di Teramo, quando, suo malgrado, affermava che i cittadini non sono proprietari del denaro che hanno in tasca ma ne sono solo i debitori.
Questa af ermazione suscita incredulità nella maggior parte delle persone, e anche il rifiuto a voler verificare se sia vera o falsa.
Essa è una grande verità, che dovrebbe diventare patrimonio di tutti. Il denaro che abbiamo nelle nostre tasche ovvero tutto il denaro in circolazione non sarebbe sufficiiente a saldare tutto il debito pubblico e privato contratto con il sistema bancario di emissione monetaria. La spiegazione di questa verità matematica è semplice ed è basata su due principi fondamentali:
1) Tutto il denaro circolante è emesso a debito dal sistema bancario di emissione;
2) Tutto il denaro emesso a debito deve essere restituito con l’aggiunta degli interessi.
Supponiamo sia A la quantità di denaro messa in circolazione dal sistema bancario preposto all’emissione, il debito contratto è pari a A+B dove B è la quota degli interessi.
È evidente che A+B è maggiore di A e pertanto il debito non potrà mai essere restituito totalmente.
Si è costretti a indebitarsi sempre di più.
Una conseguenza di questo grande imbroglio è il debito pubblico: lo stato per ottenere il denaro necessario alle sue funzioni, deve necessariamente indebitarsi emettendo cambiali che sono i cosid-detti titoli di stato – BOT – e similari.
Il popolo greco, oggi, non potendo pagare il suo debito è costretto a indebitarsi, ulteriormente, con il sistema bancario, e come contropartita dovrà assicurare le riforme e le privatizzazioni.
Le riforme serviranno a far perdere la sovranità del popolo, mentre le privatizzazioni serviranno a spogliarlo delle sue risorse. In Italia le cose vanno nella stessa direzione: la modifica dell’art. 119 della costituzione, approvata alcuni giorni fa dalla Camera dei Deputati, prevede che gli enti locali nella gestione dei propri bilanci dovranno attenersi agli impegni presi nei trattati europei. In pratica si è stabilito che la Costituzione abdica al suo ruolo a favore di trattati che non hanno avuto il consenso popolare.
Peggio ancora è l’obiettivo della modifica del titolo V della costituzione approvata dal parlamento che, se confermata dal referendum popolare, darà mano libera alle privatizzazioni più sfrenate nel campo energetico e nella gestione delle acque.
Il ministro greco dell’economia Yanis Varoufakis, in un’intervista andata in onda su Rai 3 sabato 14 febbraio, ha af ferrmato che il debito della Grecia, così come quello degli altri stati europei, non è pagabile, e che l’Europa dovrà prendere coscienza di questa realtà aprendo una porta verso la Verità. Il popolo greco avrebbe tutte le carte in regola per avviare la discussione sul problema monetario e su quello del debito. Il pensiero politico di Socrate e Platone, quello sulla funzione del denaro di Aristotele e Solone, possono costituire tuttora le basi per la ricerca della verità su questi argomenti.
Il Popolo Greco ha riposto molte speranze nelle mani dei nuovi dirigenti, che hanno promesso di porre queste questioni in sede europea, ma queste speranze sono durate il periodo di una campagna elettorale. I creditori sono implacabili, non fanno sconti a nessuno, il nuovo governo della Grecia – hanno detto “i depositari della verità” in Europa – dovrà sottostare alla “regola del debito” – o il debito va saldato – eventualità impossibile – o la Grecia dovrà accettare tutte le condizioni imposte dai creditori.
Chi sostiene che non vi è nessuna dipendenza tra debito pubblico e crisi, come il Prof. Luciano Gallino nel numero precedente di questa rivista, affermando che: “il legame tra debito pubblico e crisi è un’affermazione del tutto campata in aria ed è un modo di dire fortemente ideologico” – è smentito dai fatti, è smentito dal popolo greco che, schiavo del debito, ha perso totalmente la libertà della sua espressione elettorale.
Il popolo greco così come gli altri popoli dovrebbero essere liberati dalla schiavitù del debito.
Essi dovrebbero riconquistare la proprietà naturale della moneta nel momento della sua emissione, attualmente estorta dal sistema delle banche centrali di proprietà di soggetti privati. Il debito può, e deve, essere azzerato.
PrimaPagina, edizione Marzo – di Serafino Pulcini