Le visite ortopediche dei bambini riguardano, per circa il 70%, problematiche inerenti il piede piatto ma solamente in una minoranza di casi vengono individuate problematiche degne di nota ed esclusivamente in quei casi vengono prescritti trattamenti specifici.
Il piede piatto è un’alterazione morfologica caratterizzata dalla riduzione o assenza dell’arco plantare, cioè dell’incavo che la pianta del piede dell’adulto presenta sul lato interno, in pratica il piede tende a poggiare a terra con tutta la pianta, contemporaneamente la caviglia sembra cedere verso l’interno e il calcagno appare deviato lateralmente. Tale caratteristica morfologica è costante alla nascita e nei primi anni di vita per la presenza di abbondante tessuto adipo so sottocutaneo sulla pianta del piede e per la naturale lassità dei legamenti.
Tale condizione tende a correggersi spontaneamente nell’arco di 6-7 anni, solitamente non è dolorosa, non impedisce la corretta deambulazione né l’attività sportiva e non predispone ad alcuna patologia dell’età adulta.
Solo una piccola percentuale dei bambini con piede piatto deve essere trattata e mai (ad esclusione dei casi affetti da patologie specifiche) prima dei tre anni; il trattamento, consistente nell’utilizzo di plantari fatti necessariamente su misura, è riservato ai casi di marcato piattismo con secondari disturbi posturali e ai casi di piattismo sintomatico, associato cioè a facile stancabilità o dolenzia localizzata al piede ed eventualmente irradiato alla gamba.
E’ necessario sottolineare, comunque, che il plantare non corregge il piattismo né incide sulla naturale evoluzione di tale paramorfismo, ma riduce o annulla il dolore e l’affaticabilità, permettendo la normale deambulazione e l’eventuale pratica sportiva. I plantari vanno inseriti in normali calzature a pianta larga, con guscio calcaneare rigido e supporto interno estraibile. Dopo i 6 anni di età potranno essere consigliate attività sportive specifiche come il karatè, calcio, danza o esercizi idonei, quali salto con la corda, marcia a piedi nudi sulle punte e sui talloni, su terreni accidentati, prati o sabbia (l’esercizio è inutile sui pavimenti piatti delle abitazioni) e altro ancora.
Anche questi ultimi accorgimenti, comunque, non variano la struttura anatomica del piede, ma sono ugualmente utili per rinforzare la muscolatura e renderlo più forte e meno affaticabile. In conclusione, quindi si può affermare che la terapia più efficace per la cura di un comune piede piatto infantile asintomatico è il tempo; i plantari e gli esercizi muscolari sono, a volte, un supporto utile; le calzature correttive, al contrario, vanno sempre evitate, ad eccezione dei casi con associate deviazioni assiali degli arti inferiori.
Nemmeno le forme più impegnative, infine, debbono suscitare preoccupazione poiché in questi casi esiste un rimedio risolutivo, rappresentato da un intervento chirurgico mini-invasivo , da effettuarsi in età immediatamente pre-adolescenziale.
PrimaPagina, edizione Luglio 2014 – di Dr.ssa Maria Croce (specialista in Ortopedia)