E’ il titolo del convegno organizzato, di recente, da Amnesty International e l’International Law Students Association presso l’Università degli Studi di Teramo. Un convegno di immagini e parole. Le immagini del film documentario di Andrea Segre “Il sangue verde” e le parole del successvio dibattito relativo a immigrazione e diritti umani. Come l’analisi di ogni problematica, però, l’approccio giuridico non è sufficiente ai fini della profonda conoscenza della materia; non si può conoscere il diritto dell’immigrazione senza riconocere l’umano desiderio
-e diritto- alla migrazione. Lo Stato ha il potere di governare le frontiere e gli ingressi dei cittadini stranieri, e tale potere è esercitato mediante la regolamentazione dei flussi migratori, ma tale potere incontra necessariamente il limite del diritto di rifugiarsi in un altro Paese, correlato al dovere di accoglienza di tale Paese. Il fenomeno degli sbarchi sull’isola di Lampedusa -presentato come un’invasione da parte dei cd clandestini- altro non è che il frutto di una visione distorta del dovere di accoglienza. Il “clandestino”, parola il cui termine indica segreto e che personalmente mi rifiuto di utilizzare quando parlo di esseri umani, nel “caso Lampedusa” praticamente non esiste. Vive clandestinamente, infatti, il cittadino straniero che entra irregolarmente in un territorio e continua a vivere su quel territorio a completa insaputa delle autorità. Tutti i cittadini stranieri che giungono sull’isola -contrariamente a quanto prospettato dai media- non eludono i controlli di frontiera, perché a Lampedusa esiste un centro dove tutti i migranti vengono fotosegnalati, attraverso il rilevamento delle impronte, e identifi cati, collegando le impronte alle generalità dichiarate e, quindi, nessuno di fatto può sottrarsi ai controlli di frontiera. Non può essere contestata, inoltre, l’irregolarità dell’ingresso – non correlato, cioè all’esibizione di un titolo di viaggio e di un visto d’ingresso – in quanto tali requisiti non vengono richiesti quando l’ingresso è determinato dalla fuga dal Paese d’origine verso un altro Paese, al fine di richiedere protezione. Nel caso dei migranti giunti a Lampedusa ci troviamo di fronte a cittadini stranieri che fuggono da paesi in guerra o caratterizzati da instabilità politica: vige, quindi, in capo allo Stato italiano il dovere di accoglienza e d’asilo sancito dall’art. 10, comma 3, della nostra Costituzione “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”. Il dovere di accoglienza è, inoltre, un obbligo internazionale, che l’Italia deve rispettare in virtù delle convenzioni internazionali sottoscritte. L’emergenza umanitaria deve essere condivisa e affrontata con il sostegno dell’Unione Europea, non esclusivamente attraverso contributi economici, ma ponendo le basi per la costruzione di una comune politica dell’immigrazione.