Un premio letterario per un grande scrittore italo-americano che sta diventando un “cult” transgenerazionale, alla scoperta di un mondo fatto di cadute e risalite, di dolori e speranze.
“Presi il rotolo dei soldi e tornai alla betoniera. Era ridotta male e molto rovinata, come le mani di mio padre, era una parte della sua vita, così stranamente antica, come fosse venuta da un paese lontano, da Torricella Peligna.” ( da Un anno terribile, John Fante, 1933)
E Torricella Peligna, piccolo comune abruzzese ai piedi della Majella, la montagna madre, da undici anni ricorda questo suo figlio.
Scrittore tra i più importanti nell’America del dopo guerra e del cinema, viene scoperto in Francia, e poi in Italia, grazie a Bukowski, solo alla fine degli anni settanta. Sconosciuto a molti, amato alla follia dai suoi fan, John Fante ci ricorda l’importanza delle radici, la forza dei rapporti familiari e del segno che lasciano nella propria vita. Ma lo scrittore americano è anche il simbolo della sregolatezza, di un percorso fatto di cadute e risalite.
Insomma di un cammino che offre a tutti spunti di riflessione.
E in questa edizione punto cruciale del Festival, che si svolgerà nel paese abruzzese dal 19 al 21 agosto, sarà proprio la parola “migrazione”, in un momento storico in cui questo fenomeno sta “invadendo” la nostra quotidianità. Milioni di persone in fuga dai loro Paesi alla ricerca di un mondo migliore. Fuga da guerre, carestie, fame come oltre 100 anni fa i nostri nonni, bisnonni fuggirono da un destino segnato dalla povertà per dare una speranza ai propri figli. Figli poi cresciuti in nazioni diverse e che oggi, magari, hanno anche ruoli significativi nella vita sociale, culturale di quel Paese ma che mai hanno dimenticato da dove erano arrivati. Come John Fante e come i suoi figli Dan (morto nel novembre 2015) e Vittoria, che anche questa estate sarà a Torricella Peligna.
A parlarne Riccardo Iacona, giornalista e conduttore televisivo e poi la Fondazione “Luciano Russi” si occuperà di “Le donne nell’emigrazione” e dei 60 anni dalla tragedia di Marcinelle, in Belgio, dove morirono molti minatori, migranti abruzzesi.
Il Festival è un happening che spazia tra il Premio “Opera Prima”, che sarà presentato da un abruzzese doc come Carlo Paris e che tra i 3 finalisti di questa edizione vede Gesuino Nèmus (https://www.youtube.com/watch?v=ApVePmzVFn8&feature=youtu.be) ,
Simona Garbarini (https://www.youtube.com/watch?v=eDxTUc8BY84&feature=youtu.be) e Marco Peano e le letture dedicate a Fante con Ray Gattis, giovane scrittore americano che racconterà i tumulti razziali di Los Angeles nel 1992.
Per continuare con Pino Scaccia, inviato del TG1, che presenterà il suo libro “Nell’inferno dei narcos”: la storia di Miriam, giovane ragazza di Verona che ‐ per soldi, per disperazione, ma soprattutto per amore ‐ ha accettato di fare la “mula”, la corriera della droga dalla Colombia all’Italia. E poi molti altri appuntamenti tra i giovani esordienti, il fumetto e il linguaggio giovane per un gran finale con “La banda della posta” un complesso di anziani musicisti del paese di origine della famiglia di Vinicio Capossela –anche lui figlio di migranti e mai dimentico della sua terra-, Calitri, Alta Irpinia, che sin dagli anni Cinquanta ha suonato agli sposalizi del paese esibendo un repertorio musicale energico e vitale.
Un festival che come dice la sua direttrice, Giovanna Di Lello “John Fante continua ad ispirare innumerevoli artisti a livello internazionale e noi con il nostro festival letterario “Il dio di mio padre” siamo qui per accoglierli. In questa XI edizione non poteva mancare lo scrittore losangelino Ryan Gattis, che “Chiedi alla polvere” se l’è addirittura tatuato sul dorso della schiena.
Un Festival fortemente voluto e sostenuto dalla giunta comunale con in testa il Sindaco, Tiziano Teti. Un piccolo comune che in un periodo di spending review ha deciso di investire sulla cultura e sul proprio passato per un nuovo futuro. Che arriva anche con l’interesse di un produttore come Frank Spotnitz ( chi non ricorda X –files?) che realizzerà un reportage su John Fante, partendo proprio da Torricella Peligna.