Per un anno intero aveva terrorizzato la città con atti intimidatori nei confronti di parenti e amici della vittima, nonchè sconosciuti, facendo ricadere le colpe sulla donna…
L’AQUILA: La Polizia di stato ha arrestato un cittadino italiano, di 38 anni, che per compiere atti persecutori nei confronti della sua ex, ha terrorizzato per un anno la cittadinanza aquilana, rendendosi responsabile di atti intimidatori nei confronti di parenti, amici della vittima, nonché di sconosciuti, facendo ricadere le colpe sulla donna.
Nei primi mesi del 2015 una trentenne aquilana sporge una serie di denunce/querele per atti persecutori sia nei propri che nei confronti del proprio nucleo familiare.
Ne scaturisce un’attività di indagine condotta dalla Squadra Mobile che, sin dai primi accertamenti, focalizza l’attenzione su un quarantenne del posto, con cui la denunciante ha intrattenuto una breve relazione sentimentale.
L’uomo, oltre a conoscere perfettamente la sua vittima, conosce altrettanto bene il suo entourage familiare, essendo stato consulente informatico della famiglia.
Da tecnico esperto mette in atto tutta una serie di “stratagemmi informatici” che hanno procurato imbarazzanti turbamenti quotidiani, violenze psicologiche ed economiche alla famiglia della denunciante. Realizza numerosissimi documenti, una quantità interminabile di messaggi e mail che invia da diversi “account”, creati di volta in volta, e corredati da dati e generalità di altre persone, sostituendosi, di fatto, ad esse, per finalità offensive, estorsive, minacciose e compromettenti.
Per tutto l’anno appena trascorso, con i dati della donna lo stalker, sempre in via telematica, apre conti correnti, richiede l’attivazione di servizi a “sky”, a “fastweb” o a società finanziarie, fa acquisti on line, posta foto sui vari social network, dove fa apparire la sua vittima come offerente di prestazioni sessuali.
Alla fine del mese di settembre l’uomo crea il panico in città annunciando con una serie di telefonate, a distanza di pochi giorni, la presenza di un ordigno all’interno di una scuola materna del capoluogo, frequentata dal figlio della denunciante e dove la stessa ha prestato la propria attività lavorativa fino al maggio del 2015, periodo in cui lo stalker ha effettuato la prima telefonata di “allarme bomba”, che ha determinato il trasferimento della donna.
Il personale della Squadra Mobile, con un lavoro di analisi meticoloso e certosino, avvalendosi anche della consulenza di un perito nominato dal tribunale, è riuscito a risalire a tutti gli “account” creati “ad hoc” dall’uomo per compiere le sue azioni criminose e ad inchiodarlo alle sue responsabilità.
09 GENNAIO 2016