L’INSOSTENIBILE PESANTEZZA dell’AVERE

Parodiando Milan Kundera e interpretando Erich Fromm, si può ottenere una fotografia molto realistica della situazione sociale attuale dell’Italia, nel senso che, per i più, possedere un bene è diventato molto oneroso. Negli anni ‘60/’70 è stato creato il mito dell’automobile, la cui diffusione ha contribuito molto al boom economico, portando l’Italia a essere, di lì a poco, uno dei sette paesi più industrializzati del mondo. Oggi, però, avere un’auto costa molto e parecchi cittadini non possono più permettersela. I costi degli obblighi correlati e dell’ordinaria manutenzione sono elevatissimi anche a causa di alcune lobby che traggono vantaggi cospicui. Si prenda, ad esempio, il ridicolo e non funzionale obbligo delle gomme estive e invernali (il cambio costa minimo 50 euro l’anno), per capire che si stanno facendo solo gli interessi dei produttori di gomme e non quelli del cittadino. Basterebbe obbligare solo l’uso di gomme efficienti: d’altronde la revisione dei veicoli ogni 2 anni, dopo il primo quadriennio, è stata introdotta per questo. Anche le numerose e momentanee accise o imposte di consumo, finalizzate  a particolari eventi, si sono trasformate in permanenti, portando il prezzo dei carburanti a livelli stratosferici. Così pure il costo dei parcheggi spesso è insopportabile: per andare da un ufficio all’altro, come comanda sua santità burocrazia, spesso occorre pagare 3/4 volte lo stesso tempo di sosta: minimo mezz’ora la volta. E il costo della casa? Soprattutto quello di una seconda casa, spesso avuta in eredità, che non si riesce ad affittare o che, legittimamente, si tiene a disposizione. Per una casa disabitata ma con le utenze attivate, per le quali già si paga un minimo pur senza consumi vari, si chiede di pagare la raccolta rifiuti come se vi abitassero due persone (la TARSU era calcolata in base alla superficie e al numero degli occupanti). Come può essere abitata da due persone, se nessuno vi risiede?!
Questa politica dell’accattonaggio continuo ha distrutto il ceto medio, cioè quella parte della popolazione che in periodi di crisi
avrebbe potuto spingere verso i consumi e verso la ripresa, ma la “pesantezza” dell’avere ha letteralmente depresso ogni tentativo
di resistenza alle sopraffazioni del fisco. Esasperato da tutto ciò, purtroppo, il cittadino è reso inoffensivo e sottomesso. Negli USA,
con Obama, si è capito che la classe media non può essere spazzata via come foglie al vento e che va recuperata in toto con provvedimenti finalizzati allo sviluppo e alla ripresa: lavoro, istruzione, casa, pensione e sanità.
Questi i pilastri per il ceto che ha tracciato la vera storia del paese. In Italia occorre fare altrettanto: più coraggio nelle scelte politiche
ed economiche ma anche più iniziative e responsabilità da parte dei singoli cittadini. Per dirla con Fromm: non essere per avere, ma
avere (garantire l’indispensabile) per essere.