L’Editoriale di Angela Casilli
Le ultime dichiarazioni della premier Giorgia Meloni e di altri autorevoli esponenti della Destra al governo e in Parlamento, rivelano come assai diffusa sia la convinzione, difficile negarlo, che in Italia ci siano poteri così forti in grado di vanificare i risultati elettorali se non la stessa volontà popolare.
Nemici di varia natura, presenti nella finanza, nei media, nella magistratura, nella alta burocrazia, che non vogliono sottostare alle regole della democrazia parlamentare e che troverebbero ascolto e appoggio sia a livello europeo, cioè a Bruxelles, che a livello internazionale.
La Destra si sente sotto assedio, in particolare da quando alcuni esponenti della maggioranza si sono trovati coinvolti in problemi giudiziari rilevanti sì, ma ancora tutti da accertare, nel pieno rispetto delle garanzie di ogni indiziato.
E’ l’offensiva giudiziaria, di cui fu a suo tempo protagonista Berlusconi, quando dovette lasciare il governo del Paese nel 2011, dietro l’input della Commissione Europea e i chiari segni di una crisi finanziaria che, ancora oggi fa parlare di un golpe europeo.
La sindrome da accerchiamento non ha ragione di esistere perché la Premier, che guida i Conservatori e Riformisti in Europa, si è guadagnata una sua centralità, soprattutto dopo aver preso le distanze dai sovranisti suoi alleati di un tempo.
In politica estera il suo atlantismo e il suo deciso sostegno all’Ucraina sono stati molto apprezzati dagli alleati, il che fa ben sperare per il futuro.
I poteri forti, ammesso che ancora ci siano, ma è lecito dubitarne, non sono poi così forti, sono indeboliti al punto da apparire inoffensivi e questo non è un bene: meglio averli e averli trasparenti.
Mancano i grandi gruppi industriali, scomparsi o trasferiti all’estero nei paradisi fiscali sia europei che oltre-oceano e questo è un brutto segno, perché rivela soprattutto la debolezza del nostro Paese, il nostro declino. Mancano gli esclusivi centri finanziari dai quali dipendevano gli imprenditori e per l’impresa che esporta, e con successo, l’Italia è una piccola quota del suo fatturato.
Vi sono categorie di lavoratori, piccole e combattive, come i balneari e i tassisti, che contano molto più di intere filiere produttive aperte alla concorrenza.
Il governo Meloni non può certo temere l’opposizione della Sinistra, frammentata e divisiva, casomai può solo temere la sua maggioranza, con la riottosità di Matteo Salvini e Forza Italia alla ricerca di una nuova leadership.
Quindi la domanda che ognuno di noi si pone è questa: la sindrome dell’accerchiamento dei poteri forti, ipotetici e non reali, non è forse solo un alibi ideologico utile quando si è all’opposizione, dannoso quando si è al governo? Potrebbe, in fin dei conti, tradursi in un danno per il Paese soprattutto a livello europeo, come la questione del MES, rinviata sempre, ma difficile oggi rimandare.
Le classifiche internazionali ci penalizzano spesso senza una ragione di fondo, ma è un po’ colpa nostra e del nostro eterno complesso di inferiorità, perciò è positivo essere orgogliosi come il governo Meloni ci vuole, senza però tralasciare i problemi reali e i irrisolti che sono tanti.
Attualmente siamo quelli che crescono economicamente di più tra le potenze occidentali; siamo secondo il governo un competitore così forte e temibile da suscitare invidie e inimicizie. Speriamo che il futuro sia positivo come l’oggi e allontani molti dei luoghi comuni della propaganda di destra.