Dalle mamme ai nonni, le famiglie teramane contro l’amministrazione comunale e i suoii rappresentanti, assessori e sindaco.
Dopo la “guerra delle merendine” e l’aumento dei buoni-pasto è arrivata la paura.
Su uno scuolabus con tanti bambini ( i numeri sono a discrezione di Romanelli, che non avendone evidentemente una cognizione precisa, rilascia dichiarazioni in cui a volte sono 24 a volte 37) uscito fuori strada sulla salita di contrada Mezzanotte e che ha gettato nel panico i genitori in attesa.
Già, i pasti e i trasporti, due servizi che si pagano e per i quali la qualità e la sicurezza non dovrebbero essere optionals.
Scoppiano le proteste dei genitori , in piazza, per l’aumento del costo delle refezioni scolastiche e lo sciopero dei nonni-vigili per la sicurezza.
Teramo in rivolta è un fatto nuovo, sui bambini non è possibile alcun compromesso, e non bastano le scuse, le smentite e le spiegazioni, che non avrebbero trovato nessuna giustificazione, se su quella scarpata qualche bambino fosse rimasto ferito o peggio.
Avrebbero dovuto immaginarlo, il sindaco e l’assessore che ogni situazione ha il suo punto di rottura e che non ci interessa proprio sapere i perché di scelte scellerate e irresponsabili che non tengano conto della salute e l’incolumità dei bambini.
Non si può trincerarsi dietro la solita scusa della crisi. Il compito degli adulti è di averne cura, magari facendo loro dei sacrifici, ma assicurandogli quei diritti che sono sanciti a chiare lettere nella Costituzione.
Compito di un amministratore che si candida a guidare una comunità è di assicurare alle fasce più deboli le cure di cui hanno bisogno, comprese una refezione scolastica adeguata e l’incolumità e la sicurezza. Che non sono valori negoziabili.
Compito di un pubblico amministratore è trovare le risorse, non ridurle.
E’ ridistribuire l’ordine delle priorità, non aggirarlo.
È di assumere anche gli oneri di un incarico, non solo gli onori.