Le dichiarazioni del presidente della Commissione Grandi Rischi stanno sortendo lo stesso effetto distruttivo del cataclisma che ci ha investito.
Parole che dicono tutto e il contrario di tutto, che non danno soluzioni e scaricano il peso delle scelte sui sindaci e gli amministratori locali.
Ora sappiamo tutti che Comuni e Provincie non hanno soldi. Non ce ne sono pronti e sufficienti per equipaggiare tutto il patrimonio edilizio scolastico a fronteggiare un terremoto “oltre il 6 grado”.
Cosa dovremmo fare? Scappare tutti in Germania, in Spagna, in Albania in attesa di ricostruire un paese a prova di terremoto?
E se invece del terremoto arriva un uragano? Visto che ormai abbiamo capito che i fenomeni atmosferici si stanno intensificando, dovremmo prepararci anche a tifoni, monsoni, esondazioni bibliche?
Cosa ci direbbe mai il presidente della Grandi Rischi in quei casi? Costruite le case sulle cime più alte? O costruiamo delle bolle sottomarine?
Insomma, noi ci saremmo aspettati da questi esperti anche delle indicazioni di merito, non solo calcoli probabilistici. Ma allora questi terremoti si possono prevedere o no? Perché il presidente non dice chiaro e tondo che cosa pensa? Pensa che questo “big one” sia imminente o no? E su quali basi lo dice?
Perché a dire che prima o poi ci sarà un terremoto siamo bravi tutti, non serve un palmares accademico per ipotizzare qualche catastrofe di tanto in tanto.
Cerchiamo di fare quello che possiamo con quello che abbiamo, ma ci sono cose che non dipendono dagli ultimi. Ci sono scelte che calano da altre “altezze”. Certo l’Italia è da rifare, da ricostruire, da sistemare. E le grandi infrastrutture non crescono come funghi. Hanno bisogno di decenni di progettazioni,di cantieri e di soldi. Tanti. Nel frattempo noi comuni mortali cosa dovremmo fare? Mettere, come suggeriva Dalla, “ dei sacchi di sabbia vicino alla finestra”,per ogni evenienza da qui in poi?
Mira Carpineta