di Angela Casilli
Le ultime elezioni hanno completato la trasformazione di Vladimiro Putin in uno zar della guerra, perché resta alla guida di un Paese il cui destino sembra essere quello di un Paese perennemente in conflitto con altri che non sono suoi sodali.
Si è trattato di un vero e proprio plebiscito, a cui i russi sono stati chiamati, come se si trattasse di un rito a cui adempiere senza opporsi, perché un sistema politico sempre più autoritario e personalistico, come è quello di Putin, ha bisogno della riconferma periodica dell’autocrate di turno e Putin, conosce bene le dinamiche del successo e della popolarità.
Sono altri sei anni di potere assoluto che, aggiunti ai precedenti ventiquattro, gli garantiscono anche un sesto mandato, fino al 2030, come previsto nella riforma della Costituzione da lui voluta. Il futuro della Russia è molto simile al suo passato, che ha visto il potere sempre despoti poco o nulla inclini ad una gestione democratica del potere.
A due anni dall’invasione dell’Ucraina, Putin si mostra sorridente e soddisfatto ed ha ragione di esserlo perché al fronte le cose vanno bene, le sanzioni occidentali sembrano non aver messo minimamente in crisi l’economia del Paese, che è cresciuta del 3,6% in virtù di una riconversione bellica del’intero comparto industriale, al quale è destinato il 40% dell’intero bilancio federale.
L’opposizione non esiste, come ha ampiamente dimostrato la morte di Navalny in carcere: il messaggio veicolato è quello che non può esserci alcuno spazio per l’opposizione quando un Paese vive sotto la minaccia costante delle potenze occidentali.
Nel suo ultimo discorso all’Assemblea federale, Putin ha fatto capire che il suo obiettivo prioritario, sarà quello di creare una società russa plasmata in funzione antioccidentale con il compito di tramandare alle nuove generazioni i valori più importanti di una grande Paese come la Russia.
Lo zar ha inoltre intenzione di affidare posti di comando in tutti i settori, alla vera “élite russa “ che sarebbe costituita dai veterani dell’Operazione militare speciale, che andrebbero così ad occupare posti chiave nella pubblica istruzione, nelle compagnie statali, nell’imprenditoria e negli enti pubblici.
Il programma ha un titolo altisonante, si chiama “Il tempo degli eroi” e rappresenta una vera promozione sociale per quanti hanno rischiato la vita nel conflitto con l’Ucraina.
La società russa sta cambiando velocemente e una generazione più spregiudicata, ma anche più fedele a Putin della precedente, si sta facendo strada verso il potere, anche se il cosiddetto circolo di San Pietroburgo, non subirà modifiche e continuerà a sostenere lo zar perché la fortuna di quanti ne fanno parte dipende da lui e quindi fedeli allo zar fino all’ultimo.
Angela Casilli