Da sempre, come ha rimarcato Pirandello, le verità sono tante quante sono gli osservatori. Ognuno ha una prospettiva e vede una parte di verità. Esiste la verità in assoluto? Esiste un’unica versione di dignità? Per definizione la dignità è “la condizione di nobiltà ontologica e morale in cui l’uomo è posto dalla sua natura umana, e insieme il rispetto che per tale condizione gli è dovuto e che egli deve a sé stesso. La dignità piena e non graduabile di ogni essere umano, ossia il valore che ogni uomo possiede per il semplice fatto di essere uomo e di esistere è ciò che qualifica la persona, individuo unico e irripetibile. Il valore dell’esistenza individuale è dunque l’autentico fondamento della dignità umana”. Secondo Tommaso d’Aquino, quindi secondo la concezione cristiana, la dignità dell’essere umano sta nel suo essere creato a immagine e somiglianza di Dio e nella sua capacità di fare le proprie scelte in continua tensione etica verso Dio. Per I. Kant, invece, risiede nel suo essere razionale e capace di vita morale, così da agire sempre “in modo da trattare l’uomo, così in te come negli altri, sempre anche come fine e mai solo come mezzo”. La costante delle diverse definizioni, cristiane o pagane, sta nella coerenza. Non sta a noi giudicare, ma per assurdo ed estrema esemplificazione ha più dignità una “donna di strada” che ammette di esercitare il mestiere più antico del mondo anziché i nostri politici che si “prostituiscono” al potere, al denaro ma poi, quotidianamente, rivendicano rispetto e restituzione della dignità. E’ legittimo scegliere di diventare un personaggio pubblico, candidarsi alle elezioni, di ogni livello, ma poi bisogna accettare le implicazioni che comporta l’essere un personaggio pubblico, ancor più se trattasi di posizione di vertice. Ma dichiarare di essere diversi e voler cambiare il sistema, e poi lasciarsi travolgere senza ammettere i propri errori che senso ha? Si, forse è solo retorica o semplice banalità. Un classico per noi Italiani. In ogni altra parte del mondo quando “scoppia uno scandalo” ci si dimette e poi si chiarisce; da noi si grida “al lupo al lupo” e ci si tiene stretta la poltrona. Del resto Berlusconi docet.
PrimaPagina edizione Febbraio 2014