di Maria Antonietta Adorante*
Il terzo evento streaming del Tavolo Tecnico per il Sondaggio deliberativo dell’area archeologica di Teramo ha avuto come graditissimo ospite: il musicista e direttore d’orchestra Enrico Melozzi.
Tema dell’incontro era “L’area archeologica come un’orchestra”: e, infatti, come ho ricordato nella mia relazione introduttiva, l’iter progettuale di riqualificazione di un sito come quello adiacente al teatro romano, è del tutto analogo ad una orchestrazione in cui si raccordano più elementi e più temi, le preesistenze, i reperti, la storia della città e le esigenze contemporanee.
Il prof. Carlo Di Marco Presidente dell’associazione Demos organizzatrice del Sondaggio ha aperto l’evento salutando l’ospite e ricordando le finalità del Sondaggio quale importante strumento di urbanistica partecipata.
Particolarmente gradita è stata, anche questa volta, la presenza dell’arch. Bellomo, progettista dell’intervento di rifunzionalizzazione del teatro romano, che è più volte intervenuto nel dibattito.
Ho fatto riferimento agli strettissimi legami tra musica ed architettura ed ho proposto al Maestro Melozzi alcuni temi di discussione, quali la sistemazione dell’area circostante il teatro dal punto di vista di una fruizione ottimale dello stesso, la possibilità di trasformare quella parte di città in un laboratorio culturale e, infine, la possibilità di realizzare in essa spazi e luoghi per la cultura e lo spettacolo.
Enrico Melozzi, nel suo lungo e appassionato intervento, ha sviluppato le tematiche proposte portando al Tavolo il prezioso contributo non solo della sua sensibilità di musicista, ma anche della sua ricca esperienza sui palcoscenici di gran parte del mondo. Ha posto al centro di tutto, come valore culturale, il teatro per quello che rappresenta, come testimonianza di una storia millenaria, ma anche e forse soprattutto per quello che può rappresentare: luogo di cultura e dunque luogo di formazione ed educazione per i giovani, e di rinascita culturale per la città.
Riferendosi poi alla sua esperienza al teatro greco di Siracusa, ha lanciato una proposta di straordinaria importanza: caratterizzare il teatro romano di Teramo come il luogo delle rappresentazioni del teatro classico latino e, quindi, realizzare in quest’area e in questo teatro, una scuola del teatro classico, dove si studino e si traducano dal latino i testi teatrali della letteratura latina, con l’apporto degli studenti del liceo classico che potrebbero così sostituire o integrare le traduzioni scolastiche con un impegno così vivo ed interessante.
Ha poi proposto la realizzazione, nell’area circostante il teatro, di una struttura, magari provvisoria, del tipo dell’auditorium di Renzo Piano all’Aquila, come sala per eventi musicali.
Il Maestro Melozzi si è poi soffermato a evidenziare le criticità dell’area circostante in rapporto al teatro: il traffico, i rumori, la vita quotidiana che comunque si dovrà svolgere anche durante le rappresentazioni e, soprattutto, il problema della gestione futura del teatro, perché, ha detto, tutto quello che si sta facendo, la rifunzionalizzazione del teatro, la riqualificazione dell’area, i progetti connessi a tutto questo, saranno inutili se non si penserà fin da subito ad un efficace e sostenibile modello di gestione.
Interessante, a questo proposito, la proposta dell’arch. Bellomo, di inserire il teatro teramano in una rete che lo colleghi a Pompei, Siracusa e ad altri teatri del sud Italia. E, dunque, come hanno ricordato la dott. Paola Di Felice e l’arch. Anna Rita Vagnarelli, la direzione giusta è proprio quella di inserire il teatro romano di Teramo all’interno del percorso di valorizzazione, conservazione, tutela e gestione previsto dalla “Carta di Siracusa”.
Un incontro, dunque, di grande spessore e valenza culturale, che ha offerto spunti importanti ed inediti per la fruizione del teatro, per la riqualificazione dell’area adiacente e, in definitiva, per la rinascita culturale della Città.
Teramo 24 marzo 2021
*Coordinatrice del Tavolo tecnico per il Sondaggio Deliberativo sulla riqualificazione dell’area archeologica del Teatro romani