Quali sono le difficoltà che incontra una famiglia tipo? Calcolatrice alla mano, abbiamo sbirciato nelle tasche di una giovane coppia con bambini.
Risultano davvero allarmanti le prime stime relative al Pil nel 2012. Secondo una denuncia di Ferconsumatori e Adusbef, i consumi sono in forte calo, persino nel settore alimentare, registrando una diminuzione del – 4,8%, pari cioè a una minor spesa
di 264 euro annui a famiglia. Si compra meno anche a rate, visto il numero sempre più crescente dei cassa integrati e dei licenziati. Ma quando la crisi arriva a intaccare persino i consumi alimentari, vuol dire che il potere di acquisto delle famiglie ha raggiunto livelli davvero preoccupanti. Le voci che pesano sul bilancio familiare sono molteplici: crescita record del prezzo della benzina, arrivato a sfi orare i 2 euro a litro, aumento al 21% dell’Iva che si ripercuote un po’ su tutti i settori, anche quelli strettamente indispensabili come vestiario e alimentari appunto, nonché la reintroduzione dell’Imu, sorella e sostituta dell’Ici, con la differenza però di essere notevolmente più pesante per le tasche dei contribuenti. Come affronta la crisi e l’aumento dei prezzi una famiglia tipo? Quanto ciò influisce nella gestione familiare? Quante sono le rinunce? Quanto rimane, in sostanza, alla fine del mese? Lo abbiamo chiesto a una famiglia teramana formata da quattro componenti: Teresa e Daniele, entrambi quarantenni e i loro due bambini, Eleonora, cinque anni a giugno, e il piccolo Simone di un anno. Un lavoro part-time nel settore commerciale lei, riparatore di elettrodomestici lui. Milleottocento euro mensili in due, un mutuo decennale che “succhia” 600 euro ogni mese, oltre alla rata di 270 euro dell’unica auto che hanno deciso di lasciarsi (averne due era un diventato un lusso oramai) che si va ad aggiungere a quella della stufa a pellet (120 €). Dello stipendio restano 810 €. Come impiega quello che rimane dello stipendio? «Quello che resta – spiega Teresa – ci deve bastare per tutto il mese. Le spese sono tante, soprattutto per i bambini, c’è la retta dell’asilo di Eleonora, i pannolini, il latte in polvere, le pappine di Simone. Solo per loro spendo almeno 200 euro al mese. E meno male che non compro i vestiti; spesso infatti me li regalano ai compleanni o a Natale, oppure capita di scambiarceli tra amiche. I bambini crescono in fretta, così un vestito quasi nuovo passa da un’amica all’altra e poi, quando non serve più, si restituisce. Solo per le scarpine non risparmio. Non mi va che si rovinino i piedini, e un buon paio di scarpe costa sui 50 €.» Qual è la voce che incide maggiormente nel bilancio familiare? «Sicuramente gli alimentari, le spese per la casa e per l’igiene personale. Più di tanto non si può economizzare, perché si tratta di cose indispensabili, anche se cerchiamo di fare la spesa negli hard discount. Comunque, non riesco a spendere meno di 100 € a settimana.» E le bollette? Anche quelle saranno un problema. «Per le bollette devo dire che siamo fortunati. È mia suocera che se ne occupa, altrimenti sarebbero almeno altre 300 € di spese. Solo il riscaldamento è a carico nostro, e anche quello non è proprio insignificante. Tra ottobre e marzo abbiamo speso 500 € di pellet». Immagino che anche l’aumento record della benzina abbia influito sul vostro bilancio. «Per fortuna non è una voce che pesa tantissimo, mio marito usa il furgone della ditta per lavorare e la macchina la uso solo io. Abbiamo l’impianto a nafta per risparmiare, ma ormai, anche quella è arrivata alle stelle.» Qual è la voce che incide meno? «Cerchiamo di risparmiare sulle spese per noi: vestiti, scarpe ecc. Magari, se serve qualcosa per me o mio marito, faccio acquisti durante il periodo dei saldi. Anche se, spesso, lascio perdere. Si rinuncia alle cose superl ue: magari a una pizza fuori o al parrucchiere.» Riuscite a risparmiare qualcosa a fine mese? Almeno saltuariamente? «No, è praticamente impossibile mettere qualcosa da parte. Alle spese mensili si sommano quelle annuali come il bollo (200 €), l’assicurazione dell’auto (400 €), le varie spese mediche, tra controlli di routine e spese farmaceutiche. D’inverno, ad esempio, capita spesso che i bambini si ammalino e allora sono almeno 30 € a prescrizione. Inoltre, se è vero che le visite mediche per i bambini fino a 6 anni sono gratuite, quelle specialistiche sono un vero e proprio salasso. Riusciamo a barcamenarci tra mesi in cui andiamo in perdita e mesi in cui riusciamo a rimetterci in pari. Vuoi perché le spese sono minori o grazie alle tredicesime e alla mia quattordicesima che, nel mio lavoro, per fortuna è prevista. Ma risparmiare, per il momento, non è proprio possibile.» Avete risentito del peso della crisi? «Sì, la crisi l’abbiamo sentita eccome. Ma devo dire che è stato soprattutto dopo la nascita del secondo figlio che le spese sono notevolmente aumentate. Non so come facciano certi politici a lamentarsi che in Italia si fanno pochi figli; ma hanno idea di quanto costa crescere un bambino?» Il futuro vi preoccupa? «Ho paura anche per i miei figli. Mi preoccupa non sapere che mondo troveranno quando saranno grandi. Speriamo che per allora le cose cambino. Ma sono ancora piccoli, c’è tempo. Invece, quello che mi spaventa di più è pensare a un futuro senza l’aiuto di mia suocera. Non solo per l’indispensabile contributo economico che ci dà, ma anche per tutto quello che fa per i nipotini. Io e mio marito siamo tutto il giorno fuori per lavoro e io, soprattutto, ho degli orari assurdi, quindi capita spesso che sia mia suocera a occuparsi dei bambini. Quando, ad esempio, ho il turno del mattino presto, è lei a svegliarli, lavarli, preparare la colazione, aspettare il pullmino che porta mia figlia all’asilo, e quando torna a casa. Se non ci fosse lei dovrei trovarmi una babysitter disposta a seguire i miei turni di lavoro. Per il momento mi ritengo abbastanza fortunata, dopo tutto io e mio marito lavoriamo, ma ho amiche, pure con figli, che vivono con uno stipendio solo e che non possono contare nemmeno sull’aiuto dei suoceri. Io, almeno da questo punto di vista sono molto fortunata.»