Gentile Direttore, leggendo l’editoriale del numero 26/2012 sul tema della disoccupazione giovanile, non ho potuto fare a meno di rispondere per l’indignazione che quelle poche righe hanno suscitato in me. Mi chiamo Corrado Puglia, ho 30 anni, laureato in Lingue e occupato a tempo indeterminato in una importante multinazionale con sede, tra le tante, in Abruzzo. Questa presentazione mi sembrava doverosa per sottolineare che chi scrive non è un disoccupato con il dente avvelenato dal Suo articolo, ma un giovane che, secondo i canoni della società moderna “ce l’ha fatta”. Ciò non toglie che, leggere il modo superficiale e disprezzante, se non a tratti arrogante con cui ha descritto la mia generazione mi ha davvero ferito. Mi permetta di citare solo alcuni passaggi del suo editoriale. Iniziamo con l’esempio, da Lei servito a freddo, del giovane ventenne che (parole sue) “comodamente stravaccato” mentre si rivolge alla ministro Fornero, asserisce in sostanza, di non voler lavorare e tantomeno di notte. Ebbene, Lei afferma che quel giovane “si scopre” (sempre parole sue) che “ha dietro, accanto e avanti a sé una fitta schiera di replicanti, convinti che tutto è dovuto”. Mi scusi, ma quel “si scopre” ho faticato a comprenderlo: chi scopre? e che cosa? Lei prende arbitrariamente come esempio un ventenne scansafatiche e lo erge a icona di una intera generazione, tacciandola sostanzialmente di (mi passi il termine) fannullonismo. Sarebbe interessante sapere su che basi fonda questa teoria. A fronte di un esempio tanto banale, cito solo un dato, ahimè drammatico (fonte:Eurostat): alla data di Maggio 2012 nell’Unione Europea sono stati rilevati poco più di 24,5 milioni di disoccupati di cui oltre 5 milioni con meno di 25 anni. Questi numeri basterebbero da soli a rispondere al tono sarcastico del suo editoriale oltre che, ovviamente, al suo contenuto. Mi piace citare un’ altra lusinghiera definizione da lei impartita con tanta sicurezzae gratuità, definendoci “adolescenti-prolungati”. Vorrei precisare che non è mia intenzione fare la paternale a nessuno, ma si rende conto di che inferno c’è fuori? E’ vero che ci sono giovani che non hanno voglia di lavorare, così come ci sono medici bravi ed altri meno bravi, ma questa è una banalità, è nella natura umana, ma per questo non è possibile affermare che, a causa di un medico asino, tutti i medici siano asini. Concorda? Vede, la mia generazione è una forza immensa che ha pochissime possibilità per esprimersi; basti pensare che il mio caso (lavoratore trentenne a tempo intedeterminato) è l’eccezione che conferma la regola. Vogliamo parlare dei cosiddetti “cervelli in fuga”? Perché i giovani scienziati fuggono dall’Italia? Meglio non divagare. Inoltre, mi permetta di dire che la mia generazione va rispettata fosse anche solo per il fatto che si è ritrovata addosso il mondo intero in rovina, senza colpe e soprattutto senza armi per difendersi adeguatamente, perché, mi creda, senza uno straccio di lavoro non si è nessuno e si finisce per scomparire nel nulla, perdendo, a volte, anche la dignità. Se sapesse che forza d’animo occorre nel passare ore e ore a studiare già sapendo che il lavoro sarà un miraggio. Siamo disoccupati già prima di entrare nel mondo del lavoro, ma Lei questo lo sa? La stampa è un mezzo straordinario e preziosissimo che va utilizzato con cura e rispetto verso la verità, per questo mi aspetterei da un direttore di un giornale che il dramma della disoccupazione dei nostri tempi venga trattato quantomeno con serietà. A mio modesto avviso, poteva criticare 50anni di immobilismo politico, di ruberie, di affarismo, di raccomandazioni, di nepotismo, di politiche del lavoro assenti o inefficaci a causa di una classe politica reclutata per conoscenze e non per competenze, e invece ha pensato bene di sferrare un attacco tremendo e offensivo verso l’anello più debole della società: i giovani disoccupati. Ascolti un trentenne: faccia retromarcia, almeno nell’intimo del suo cuore. Cordialmente, Corrado Puglia
Caro dr. Puglia, forse ha capito male o nonmi sono spiegata bene. Nessuna intenzionedi processare la sua generazione, che rispetto.Anzi, se vuole saperlo, sono dalla parte dei giovani,da sempre. Ciò premesso, un problemagiovani oggi purtroppo esiste. Tanto che torniamoa parlarne nel focus del mese. All’iniziodel quale troverà il seguito della risposta allasua lettera.