Orario di apertura/ chiusura estivo o invernale….giorno di riposo…” queste restrizioni fanno parte del nostro vivere quotidiano. E ci preoccupiamo molto di rispettare gli orari pre-stabiliti e uguali per tutti i negozi della città in cui viviamo, per evitare di restare senza cena oppure senza il nostro prodotto preferito. Eppure con il nuovo processo di liberalizzazione, messo in atto
dal governo Monti e alla discussione proprio di questi giorni, si rischia di mandare in pensione il vecchio e caro orario che ci ha accompagna da una vita. La liberalizzazione del commercio prevede tra l’altro la possibilità degli esercizi di poter scegliere autonomamente i propri giorni e orari di apertura e chiusura, anche 24 ore su 24, senza obbligo di riposo domenicale e nelle festività; le limitazioni potranno essere imposte solo per motivi di ordine pubblico e sicurezza. E così l’orario continuato, fi nora prerogativa dei centri commerciali e delle grandi catene, potrà essere adottato anche dalla piccola bottega sotto casa, che potrà optare anche per l’apertura notturna, al fine di accontentare i ritardatari e gli insonni cronici che investiranno il loro non-sonno in un bel giro di shopping. Ogni città o paese si trasformerebbe, secondo le intenzioni del legislatore, in una metropoli con luci accese e movimento anche durante la notte. Il progetto che ha il fi ne di favorire i consumi, introducendo un regime di piena e totale libera concorrenza, è sostenuto dal Governo e da alcune associazioni di consumatori. E i diretti interessati cosa ne pensano? Abbiamo sentito alcuni esercenti di piccole attività operanti sul nostro territorio, e abbiamo carpito poco entusiasmo, con accesa diffidenza e protesta. La maggior parte dei piccoli negozianti si sente enormemente penalizzata, perché non avrebbe i mezzi per poter garantire il servizio continuativo, e in questo caso verrebbe fagocitata dalle grandi catene che hanno le risorse necessarie, in primis la possibilità di rotazione del personale. “Sono contrario, perché tutto va a favore della grande distribuzione. Nonostante sia sempre stato favorevole alla libera concorrenza devo ammettere che le grandi attività stanno indebolendo i piccoli esercizi fino a farli scomparire. Resistere non è facile! Ciò che invece appoggio a pieno del decreto è la liberalizzazione delle licenze”, dice Roberto C., proprietario di uno dei pochi mini-market rimasti in centro a Montorio al Vomano. La mancanza del personale e l’aumento dei costi non remunerato dai guadagni al centro della polemica. “Essendo sola non potrei fronteggiare l’aumento di ore lavorative –afferma con fermezza Tina, dell’omonima profumeria situata nella zona centrale del paese -. Per il periodo natalizio ho garantito l’orario continuato e le aperture domenicali. E’ stato estenuante… Un incremento del personale provocherebbe un’ impennata delle spese che non intendo sostenere, e soprattutto non coperte da vendite notturne scarse o inesistenti”. Alcuni intervistati, invece, non sono rimasti sorpresi dalle novità. “Pur avendo la possibilità, non aprirei oltre il mio orario”, confida, con aria apparentemente disinteressata, uno dei fratelli T., che gestiscono con passione un negozio antichissimo (terza generazione) di alimentari e prodotti tipici, aggiungendo che “è inutile che la gente si meravigli…Le grandi catene sono sempre esistite. Noi cerchiamo di offrire un clima familiare, diretto, amichevole, quasi di confi denza, impossibile da trovare in un supermarket, e che ci permette di distinguerci. I clienti che preferiscono la tradizione sceglieranno noi. E comunque temiamo molto di più l’aumento delle imposte che una concorrenza palese che c’è “. Molti gestori/proprietari di attività commerciali ci hanno confermato che non aprirebbero oltre le ore 20.00, per il numero esiguo di persone in giro, aggiungendo che anche in presenza di eventi mondani edi spettacoli, lasera e la domenica non sono ideali per lo shopping, soprattutto in piccole città e paesi. Il decentramento della vita sociale ai centri commerciali, avvantaggiato da questa riforma, svuoterà, secondo loro, sempre più l’anima di ogni realtà cittadina: il centro storico. Aspettando i futuri sviluppi possiamo certamente affermare che la liberalizzazione dell’orario è quasi una certezza. Può piacere o no, ma comunque ci allinea agli altri paesi industrializzati. Non sarebbe, tuttavia, anche giusto rispettare la tradizione?