Il saggio del professor Vito Sibilio “Misteri Vaticani” si iscrive nel solco delle ricerche e degli studi compiuti dall’autore sul Vaticano dove getta nuove luci su scenari storicamente mai seriamente affrontati.
Sibilio non segue la moda totalmente diffusa e dilagante di fare “narrazione” lui fa “Storia” con l’unico metodo consentito e validato da storici veri come il De Felice in Italia ed il Mac Smith nel mondo: attingere a fonti documentali.
Gli argomenti seri come quelli che tratta Sibilio richiedono anni di approfondimenti e di studi riportando laicamente in vista quello per più di qualcuno è terreno minato e da evitare, veri e propri tabù.
L’autore prende per mano il lettore e lo conduce in diversi gironi nei quali colloca le vicende in cui il Vaticano si è trovato immerso e su cui, senza veli, egli ha tirato fuori tutti gli elementi che gli hanno consentito di costruire e di far conoscere pagine di Storia sconosciuta o artefatta.
Senza remore parte con l’affondare il Vatileaks ai tempi di Papa Benedetto XVI che si inerpica, senza fronzoli, nell’opera di rimozione della “sporcizia” nella Chiesa che Ratzinger trovò e che ebbe, come immediata conseguenza, attacchi denigratori da sponde interne ed esterne al Vaticano. Senza scalpori Benedetto XVI tra l’aprile del 2005 e l’ottobre del 2012 allontanò ben 77 Vescovi. Il caso più eclatante, per certe cronache, fu quello dell’argentino Fernando Maria Bagallo, scoperto in vacanza con l’amante senza dimenticare quello orribile della pedofilia. Non dimenticò, inoltre, lo scottante problema finanziario assoggettando tutti gli organismi finanziari del Vaticano, lo IOR in primis, ad una specifica ed innovativa Autorità di Informazione Finanziaria (AIF).
C’è poi un interessante capitolo legato alle trame delle varie spy story che hanno attraversato la Santa Sede partendo dalle penetrazioni sovietiche nella Compagnia di Gesù e senza trascurare il ruolo preponderante delle intelligence dell’Est. Sottolinea anche i vari tentativi fatti dagli USA e dall’URSS in chiave antipapale, fino al suo apparente trionfo con l’abdicazione di Benedetto XVI.
Evidenzia come il rapporto di Michele Sindona col Vaticano fu in realtà il suo rapporto con Giovanni Battista Montini futuro Paolo VI, che egli conobbe nel 1954.
Un altro vitale capitolo riguarda e comprende il crack del Banco Ambrosiano dove getta nuova luce su una vicenda in cui troppe convenienze interne ed internazionali hanno narrato altre e devianti notizie e dove rivela che sulla morte di Roberto Calvi e sul fallimento dell’Ambrosiano tutte le piste sono state battute tranne quella connessa alla sua oramai conclamata attività di esportazione segreta di valuta verso la Polonia comunista per sovvenzionare la rivolta di Solidarnosḉ. Da qui l’autore traccia una precisa pista che collega la morte di Roberto Calvi e il fallimento dell’Ambrosiano all’attentato a Giovanni Paolo II in piazza San Pietro.
Dovunque l’autore trova le impronte del KGB che, anche alla caduta di Sindona, aprì l’ennesima campagna diffamatoria sulle finanze vaticane. Sovverte l’immagine di Licio Gelli dato dalla narrazione italica dove Sibilio svela, invece, che era un agente doppio dalla fine della II Guerra Mondiale al servizio, da repubblichino, dapprima dell’NKVD (organo di polizia segreta dell’Unione Sovietica) e poi, su consiglio di questo, anche dell’OSS (Office of Strategic Services antesignano della CIA), e che praticamente gli impartiva gli ordini di Mosca quando questa aveva bisogno di lui.
Dimostra come il Banco Ambrosiano godesse di appoggi onnicomprensivi dagli Stati Uniti all’Unione Sovietica, passando dal Regno Unito e per giungere in Vaticano fino alla CEE e all’Italia, per tutti quanti era la banca d’affari e di investimenti internazionali di tutti e per tutti. Quando Roberto Calvi inviò in Polonia con ben 20 milioni di dollari tra il 1980 ed il 1981 fu il doppiogiochista Licio Gelli, che ne informò personalmente il generale Vitaly Pavlov, capo del KGB a Varsavia.
Un altro interessante capitolo riguarda le scomparse di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, usate come strumenti di pressione per impedire alla Pista Bulgara di svelare al mondo il vero mandante dell’attentato a Giovanni Paolo II.
L’autore non si sottrae a ripercorrere altre due particolari vicende la prima interessantissima riguarda la spia sovietica Alexander Kurtna che non solo aveva infiltrato il Vaticano per conto dei sovietici, ma anche la rete spionistica tedesca. Molto interessante il profilo di Mikhail Gorbačëv.
Descrivere in poche righe quest’opera è impossibile per l’enormità di dati, documenti e soggetti riportati. Invito quindi il lettore a leggerlo perché gli si apriranno squarci di verità storica incredibile.
Raffaele Romano