Assemblea provinciale teramana della CNA, la confederazione degli artigiani. Mi invitano a moderare il dibattito. Faccio una battuta a Gloriano Lanciotti, il direttore: ” non scriverci moderatore, stampa sul manifesto sobillatore.” Solo una battuta, ma oggi non c’è più nulla da moderare. La politica dovrebbe accellerare nelle decisioni o dovrebbe lasciar il posto ad una nuova politica. E già perché
io “che non distinguo l’iva dall’uva” ( battuta rubata ad un Gigi Proietti d’annata), capisco che se non abbassi la spesa pubblica non puoi abbassare le tasse. Quando si parla di questo la mente va subito alle auto blu, agli stipendi dei parlamentari, al barbiere che alla Camera guadagna ” un’offesa per l’umanità”. Già, schiaffi e sacrifi ci. Non parlerò in questo pezzo dei massimi sistemi ma racconta quello che “il sobillatore” ha udito. E allora parto subito da un “vissuto” emerso quel giorno a Teramo. La mancanza del barbiere. E già perché se tutti sognano di fare la barba alla Camera, a Giulianova Paese l’ultimo barbiere ha abbassato la serranda in modo defi nitivo. Ed è proprio quello che ho chiesto ai due onorevoli intervenuti, Sottanelli e Ginoble. “Sulla saracinesca della barberia di Giulianova paese- ha raccontato un artigiano- e’ apparsa la parola “fi ne” per mancanza di denaro per pagare le tasse”. Non sono tutti uguali i barbieri. La comunità giuliese, soprattutto quella anziana, ha chiesto ad un barbiere in pensione, nato nel 1931, di riaffi lare forbici e rasoi. Qualcuno non si e’ mai fatta la barba a casa, creando pil per il barbiere, altri non sono più in grado di farla. E allora il barbiere di ottantadue anni diventa il Salvatore. Il giovane artigiano giuliese raccontando la vicenda ha evitato di fare nomi aggiungendo ” se no arriva la fi nanza e fa la multa.” Questa politica ha perso anche a Giulianova Paese, dove il barbiere che ha chiuso non sapeva di partecipare al pil ma era protagonista e l’ottantaduenne è dovuto “scendere in campo” (lui si) per arrotondare una pensione che non basterebbero mille vite per toccare quelli delle pensioni d’oro. Qui perde la politica incapace di scendere in mezzo alla gente e capire i problemi. Nella stessa riunione un altro artigiano si alzato per raccontare la sua impotenza. No, non ha parlato di mancati incassi. Lui e’ un falegname, lavora ed è richiestissimo ma e’ uno degli ultimi capaci di lavorare il legno. Quasi in ginocchio ha chiesto alla politica di organizzare corsi per avvicinare i giovani a questo mestiere. Un appello per non far morire la maestria di cervello e mani nel lavorare qualcosa, il legno, che sicuramente non tramonterà mai. Io dalla mia sedia pensavo: “i giovani vanno guidati perché oggi non conoscono come costruire il loro futuro”. Triste anche questo, altra nostra sconfi tta. Noi che forse ci siamo più prodigati a dimostrare a loro quanto siamo stati bravi. E’ stato un pomeriggio costruttivo per me. Ho appreso tante cose dagli artigiani, un po’ meno, roba sentita e risentita, dalla politica. Rifl essione fi nale. Il pil che e’ sceso di più non e’ quello fi nanziario ma quello che venti anni di politica ci hanno trasmesso dentro. – Umberto Braccili