Settembre andiamo, cantava il Vate. È tempo di scuola. Ma quest’anno la sindrome del rientro dalle vacanze ha colpito molto più gli insegnati che gli studenti. Il debutto della Buona Scuola ha avuto il suo battesimo di polemiche, contestazioni, ricorsi e annunci di guerra. Sempre da parte degli insegnanti. Quei famosi “oltre centomila” precari la cui assunzione era stata promessa e più volte annunciata da governo. In realtà quel numero era comprensivo di due contingenti: i docenti precari che, anche senza riforma, sarebbero comunque entrati in ruolo quest’anno andando a sostituire i colleghi che andavano in pensione ( 29mila, un po’ meno rispetto all’anno scorso), e quelli che rientrano per il “piano straordinario” previsto dalla riforma La Buona Scuola. Il Piano era riservato agli iscritti alle graduatorie a esaurimento (GAE)- con l’esclusione degli insegnanti della scuola materna- per il quale hanno presentato domanda in 71.643. Sempre secondo i calcoli diffusi dal ministero, uno su cinque, tra gli iscritti alle GAE, non ha presentato la domanda per essere assunto, mentre i giovani laureati e specializzati con i tirocini formativi sono rimasti esclusi. Le assunzioni infatti sono state limitate alla più vecchia e datata delle graduatorie, quell’enorme calderone nel quale sono rimaste iscritte anche persone che non lavorano da anni, o hanno altri lavori, o facevano pochissime supplenze poiché, non potendo o volendo muoversi, accettavano solo quel che si trovava vicino casa. Un esercito di diversamente giovani con un’età media sui 50. Ma quanti dovranno spostarsi, dei settantamila? Secondo il sindacato Anief, specializzato in ricorsi del personale scolastico, “un docente su cinque sarà assunto in una regione diversa da quella scelta”, e dovranno trasferirsi dal sud al nord 15mila persone. Lo stesso sindacato ha calcolato la differenza, regione per regione, tra le domande presentate e i “posti” disponibili . Le regioni a più alto tasso di “esodo” sono Campania e Sicilia, ma avranno un saldo negativo (più precari che posti) anche Lazio, Puglia, Calabria, Abruzzo, Molise, Basilicata. Mentre sono importatori netti di precari la Lombardia, il Veneto, il Piemonte, la Liguria e il Friuli. Ma questi numeri potrebbero non corrispondere alla realtà, alla fine dei conti, dato che pare che tra le settantamila domande ce ne siano molte irricevibili, perché provenienti dalla scuola dell’infanzia. Secondo le stime sul sito Tuttoscuola, in realtà le domande valide sono circa 61mila, dalle quali andranno poi detratti molti precari che nel frattempo vanno a occupare posti vacanti che si liberano. Inoltre c’è anche chi ha appena ricevuto un incarico di supplenza annuale, magari più vicino e dunque, per decisione dello stesso ministero, potrà completare il suo anno prima di prendere servizio. E nel frattempo farà ricorso per restare dov’è. Così, mentre si litiga sul “dove”, non è affatto chiaro il “cosa” andranno a fare i settantamila (o meno) assunti Su questo dettaglio il ministero non ha dato alcun numero ufficiale su dove servono i posti di potenziamento, e per fare cosa. La considerazione finale è che l’immissione delle nuove forze avviene anche stavolta con i soliti antichi consolidati criteri: elenchi infiniti, tra province e graduatorie, punti da contare e ricontare, trasferimenti, ricorsi. Perché tutto il “nuovo” della riforma è in realtà rinviato all’anno prossimo, per impossibilità di procedere nei tempi strettissimi che il governo ha imposto per far passare tutto il pacchetto.