Cosa cambierà davvero in ambito pensioni conle modifiche della Manovra Finanziaria 2011? Il governo stima di poter ricavare dalle misure strutturali al sistema pensionistico 500 milionidi euro il primo anno di applicazione, cioè il 2013; un miliardo l’anno successivo, e poi tra 1,2 e 1,5 miliardi dal 2015 in poi. Tra le novità più importanti, si ricorda che mentre fino ad oggi per raggiungere i requisiti necessaria far maturare la pensione era possibile far valere oltre agli anni effettivi di lavoro anche il riscatto della laurea e del servizio militare, nel futuro le cose cambieranno, e per andare in pensione sarà necessario aver maturato almeno 40 anni di lavoro effettivo. L’estate 2011 è stata bollente, resa ancora più calda dalla crisi economica, che ha già inciso sulle famiglie degli italiani ed in particolare sulle fasce considerate più deboli, le famiglie monoreddito e i pensionati. Secondo le stime delle associazioni dei consumatori, la crisi peserà ancora di più in un futuro poi nemmeno tanto lontano. Gabriele e sua moglie, pensionati, raccontano che si cerca di fare buon viso a cattivo gioco, così si rinuncia al superfluo. Addio al cinema, alle vacanze, basta con le spese extra, si compra solo il necessario, cercando di fare economia con un occhio particolare alle offerte. Ci sono sempre meno soldi nelle tasche degli anziani che si trovano a fronteggiare la crisi con pensioni basse con cui stentano ad arrivare a fine mese; nei casi più fortunati ci sono i figli a dare una mano, altrimenti si cerca la quadratura del cerchio, risparmiando su tutto, spesa, abbigliamento e cibo. Berardo, un pensionato incontrato al patronato mentre attende informazioni sulla sua pensione, confessa di aver paura, è un periodo nero, non riesce a mettere da parte nemmeno un centesimo, si preoccupa per il futuro dei figli e per i nipotini. La crisi morde dove il reddito è più basso, bisogna far fronte alle spese quotidiane e ci sono le bollette da pagare. Secondo le statistiche, il 50% dei pensionati usufruisce mensilmente di una pensione che può variare dai 500 agli 800 euro, il pensionato medio fa parte di quel ceto che viene definito come dei “nuovi poveri”. Dario, operatore addetto alle pensioni presso il patronato della Cgil, ed ex calciatore del Teramo, riassume il clima che si respira tra i pensionati, con cui ha sviluppato un rapporto di amicizia, diventando un loro punto di riferimento. Dice che avverte paura e scetticismo nei confronti di questa manovra economica. Per lui “ci sono errori madornali compiuti anni fa che si ripercuotono sui lavoratori, ma per restare al passo con l’Europa ci si deve adattare. Ciò che manca in Italia è una cassa unica a cui fare riferimento, e tutti devono andare in pensione alla stessa età, la previdenza è fatta male, l’Inps è inattiva. Le pensioni non sono la causa prima della crisi, gli errori non sono dei pensionati, ma ci sono tanti enti inutili la cui soppressione porterebbe linfa vitale nelle casse dello Stato. Allo stesso tempo, se si tagliassero le spese inutili come le auto blu o il numero eccessivo dei deputati, se si riuscisse a combattere l’evasione con più fervore o ad imporre il pagamento di una tassa come l’Ici a tutti, Vaticano compreso, si risolverebbero tanti problemi, senza la necessità di andare a toccare le pensioni”.