I “gialli” sono sempre di moda. Soprattutto se il fi nale attende con ansia la parola “fine”. Lo dimostrano i numerosi salotti televisivi, dove ogni giorno si alternano commentatori più o meno esperti che dicono la loro sull’ultimo fatto cruento di cronaca. Ma se il delitto affascina l’auditel e lo fa sobbalzare, allo stesso modo, prima ancora del colpevole, il talk show apre
il rito inquisitorio. Fino a sentenza “monoscopica”. Dell’argomento, attualissimo, parliamo con Marcello Martelli, che da giornalista ha frequentato a lungo la cronaca, anche quella di grandi fatti di “nera”. D-Di recente, in un tuo articolo, hai parlato di “tribunale dei media”. E’ l’ultima moda dello zapping? “Nei tribunali della televisione la politica comincia a stancare. Il vaniloquio e lo scontro delle troppe parole con zero concretezza, ominciano a perdere quota. Ecco che, di rincalzo, si fanno strada i grandi fatti di cronaca, che in tv stanno diventando come un tempo i romanzi di appendice a puntate sui giornali. A parte gli argomenti, spesso ripetitivi, tutto il complesso non credo sia educativo per i meno attrezzati. Penso ai ragazzi e ai giovani. Si fi nisce per dare una rappresentazione distorta e sbagliata della società. D. In che senso? “Non occorre essere sociologo o grande esperto di comunicazione per capire. Se un argomento viene riproposto in modo ossessivo e in tutte le salse sui diversi mezzi di informazione (giornali, tv, radio, web, ecc), si fi nisce per mettere al centro di tutto quelle vicende e quei personaggi di volta in volta coinvolti. Quasi sempre, modelli negativi. Bene l’informazione, che deve essere seria e approfondita su ogni vicenda che ci riguarda, ma se diventa una ‘overdose’…”. D- Che cosa non va più nelle indagini? Tra inquinamento di prove e notizie apparentemente “sfuggite”, la macchina giudiziaria si è inceppata negli ultimi tempi? “Fra l’altro, potrebbe essere il “valore aggiunto” che scatena l’interesse ossessivo dei media sul fatto di cronaca o sul giallo avvolto nel mistero. Un meccanismo perverso, che ingigantisce l’interesse e la curiosità morbosa del pubblico degli spettatori e dei lettori. Le tv riempiono i palinsesti e i giornali le pagine, ma non credo possa essere una pratica corretta dal punto di vista del costume collettivo e della stessa informazione. Verissimo che l’interesse per la cronaca nera è di primo livello. Verissimo che il numero di copie e l’audience sono vitali per giornali e tv. Da non ignorare, però, l’ est modus in rebus, se è vero che sono in ballo valori non secondari. Oppure, si fi nisce per dar ragione a chi pensa che i mezzi d’informazione ‘testimoniano ogni giorno come la più seria occupazione degli uomini sia sempre l’uccidere altri uomini’. E non può essere. D-Hai parlato di “triangolo dei misteri” con riferimento ad Ascoli, Val Vibrata e Teramo. A cosa ti riferivi? “Per gli assidui della nera (e siamo in tanti, ormai), è un territorio divenuto un autentico ‘triangolo dei misteri’. A tenuta stagna. Misteri impenetrabili, salvo smentita, che speriamo arrivi al più presto. Melania e, sempre fra Ascoli e S. Marco, Rossella. Poi, le Casermette di Civitella del Tronto in Valvibrata. Dove c’è anche Nereto con il suo giallo irrisolto. Protagonista Manuela, signora del duplice delitto Masi. Il più dimenticato, forse, e sono passati sei anni, intanto. E’ normale?”. -Ma non fi nisce qui… “La geografia dei casi di nera misteriosi e impuniti è molto più vasta, purtroppo. Questo che stiamo vivendo passerà alla storia come ‘l’anno che non trova criminali’, da Yara a Melania, da Chiara Poggi alle gemelline fatte scomparire a Cerignola il 30 gennaio scorso dal padre suicida. ‘Quest’anno- ha giustamente sottolineato un cronista- i casi di cronaca nera che hanno toccato l’opinione pubblica sono una collezione di misteri'”. D-La cronaca, a volte, ha la memoria corta. “E’ accaduto anche a Colle S. Marco. Dove, qualche mese fa, un cane a passeggio con il padrone ha portato alla scoperta di ossa umane. Si sono riaccesi così i riflettori su Rossella Goffo, funzionaria della questura di Ancona, scomparsa l’anno scorso e già quasi dimenticata. Il fascicolo impolverato delle indagini si è riaperto su un presunto omicidio. Tutto da spiegare, con la sua lunga serie di domande e interrogativi inevasi. Sul fi lo d’una sfortunata relazione d’amore e passione. Subito accostata a quella della bella Melania Rea e della sua fi ne. Su cui si proiettano ombre inquietanti d’una infelice storia a due, fra inganni e radimenti di un marito con la passione per le soldatesse. Fra le altre, la vicenda di Melania ha conquistato meglio e di più la ribalta. Nei maggiori salotti televisivi sugli organi di stampa nazionali, la sua tragedia occupa il posto d’onore della prima pagina. Il ‘processo mediatico’ va avanti alla grande. Ma aiuterà l’altro? E chi può dirlo? Gli inquirenti, che per ora non mostrano di avere una strategia precisa, si sono rivolti a ‘Chi l’ha visto?’, cioè a una trasmissione tv per scoprire finalmente chi c’era sul pianoro di Colle S. Marco quel pomeriggio del 18 aprile scorso, quando Melania è sparita. Non è un paradosso o il segno dei tempi?” D- La domanda finale non può essere che una: perché, oggi, tanti casi impressionanti della cronaca nera restano impuniti? “Matteo Del Fuoco, poliziotto della vecchia guardia, in questo numero di “Prima Pagina” ha già dato una risposta eloquente, da esperto della materia. Non posso che condividere le sue conclusioni. ‘impressione è che ora le indagini vadano avanti a tentoni, senza una strategia, aggrappandosi di volta in volta a particolari, confessioni e rivelazioni che poi si dissolvono come neve al sole. La macchina investigativa si presenta quasi sempre insicura e disorientata, senza una linea d’azione precisa verso una svolta, sempre annunciata e che poi non arriva mai. Affidarsi a ‘Chi l’ha visto?’ altro non è che l’impotenza di chi, dal ‘profondo giallo’, non riesce proprio a riemergere. D- A proposito del duplice delitto Masi, cos’è che non ha funzionato, secondo te, e perché un fatto di cronaca, forse più atroce di altri, è stato così velocemente dimenticato? “Da cronista conosco abbastanza le carte e i particolari di quella vicenda, ma non mi azzardo a formulare un giudizio sulle indagini e sulla loro archiviazione. Dico solo che, insieme a tanti altri fascicoli, dovrebbe fi nire sul tavolo di grandi esperti della materia, per studiare a fondo il grave preoccupante fenomeno dei tanti, troppi casi che, oggi, restano insoluti, lasciando in circolazione assassini e delinquenti impuniti. Che la macchina delle indagini sia in panne, è forse ora di ammetterlo”.