Quando l’anno scorso, alcuni Sindaci, con la schiena più dritta di altri, decisero di disertare la presentazione del Piano
Masterplan, altri amministratori locali parteciparono alla kermesse, con selfie e sorrisi annessi, ratificando la bontà delle briciole che venivano destinate a finanziare le infrastrutture del nostro territorio.
Non sempre si può partecipare e tacere, con sorriso di ordinanza, al fine di esercitare un sedicente “dovere istituzionale” ma, al contrario, proprio perché istituzioni democraticamente elette e rappresentative di un’intera popolazione, a volte è necessario significare con la propria assenza il dissenso verso scelte sovraordinate.
La scelta di questi amministratori, con la schiena dritta, trovava giustificazione allora e la trova oggi, con l’approvazione definitiva del piano Masterplan, nella iniqua ripartizione di fondi strutturali, operata dall’ente Regione.
L’area del Gran Sasso ( Gran Sasso e Valle Siciliana ), in particolare, vedrà finanziati interventi infrastrutturali per un ammontare complessivo di 2 milioni di euro circa ( 0.2% del valore Piano Masterplan di 1,2 miliardi di euro ) con soli 5 interventi distribuiti sul territorio ( Pietracamela, Cortino ( 2 ), Isola del Gran Sasso e Montorio al Vomano ).
Il valore complessivo del finanziamento destinato a tutte le zone interne della Provincia di Teramo ( Gran Sasso, Val Fino e Val Vibrata ), pari a circa 7 milioni di euro, stride in modo imbarazzante con il dato relativo alle zone interne delle altre province ( che si aggira mediamente sui 60 milioni di euro complessivi ).
La discrasia nel rapporto, infine, si evidenzia anche nel ben più ristretto ambito provinciale prendendo atto che da Teramo verso la costa i contributi erogati sono pari circa a 20 volte il valore dei fondi destinati al territorio dell’interno.
La prima bozza del Masterplan è antecedente ai recenti e distruttivi fenomeni naturali ( neve e terremoto ) che hanno messo a dura prova le nostre zone, a dimostrazione del fatto che già prima che la natura devastasse infrastrutture storicamente precarie, la volontà politica generale era quella di abbandonare a se stessa l’area interna della provincia di Teramo.
Vassalli, valvassori e valvassini locali, fidi servitori di ben più autorevoli politici Regionali, dovrebbero spiegare a questa popolazione come mai i tributi che vengono versati nel nostro territorio sono poi reinvestiti altrove, in una specie di beffarda danza fatta di “do ut des” e silenzi evidentemente comprati.
Nel mentre, serenamente continuiamo ad osservare il nostro dedalo di strade improponibili, prive di manutenzione, l’inadeguatezza della nostra rete viaria, la lenta agonia economica e sociale di questo territorio, in attesa…..del prossimo Masterplan…… .