
Grande sintonia tra la premier, Giorgia Meloni, e la Cisl di Luigi Sbarra. Nel nome della legge sulla partecipazione, in dirittura d’arrivo alla Camera, e contro la Cgil di Maurizio Landini, portatrice di un modello sindacale conflittuale e di una posizione pregiudizialmente ostile al governo, secondo gli stessi Meloni e Sbarra.
L’abbraccio tra governo e Cisl ha preso forma ieri mattina nell’Assemblea nazionale dei quadri e delegati della Cisl, convocata da Sbarra per celebrare il principale successo dei suoi quattro anni alla guida del sindacato di matrice cattolica, ovvero l’approvazione imminente alla Camera (ma il sì è scontato anche al Senato) della legge di iniziativa popolare sulla partecipazione dei lavoratori alle imprese, in attuazione dell’articolo 46 della Costituzione, che la Cisl ha portato in Parlamento dopo aver raccolto quasi 400 mila firme.
Un successo costruito con tenacia da Sbarra, grazie anche alla convinta adesione di Meloni che ieri è intervenuta all’Assemblea per riaffermare, tra gli applausi dei cislini, l’impegno ad approvare la legge («Si tratterebbe di una conquista storica») e ringraziare Sbarra per essere stato sempre un «interlocutore senza pregiudizi, cui interessa il bene dei lavoratori e non quello di una parte politica». Chiaro il riferimento a Landini, mai citato direttamente, ma molte volte evocato da Meloni e poi da Sbarra. La premier ha parlato di chi, «anche nel sindacato, ancora si ostina a sostenere una tossica visione conflittuale dei rapporti tra impresa e lavoro».
E il leader della Cisl ha replicato all’ostilità della Cgil alla legge sulla partecipazione accusando il sindacato della sinistra di tradire il suo fondatore, Giuseppe Di Vittorio, «che nell’assemblea costituente si batté per la partecipazione». Ma evidentemente, ha continuato Sbarra, la Cgil ha deciso di essere «contro a prescindere». Sulla vicenda della partecipazione, ha detto il segretario della Cisl, «i nodi sono venuti al pettine» contrapponendo «due concezioni di sindacato: da una parte quella paralizzata da un antagonismo incendiario, dall’altra quella pragmatica che promuove il dialogo per stare nelle decisioni».
Sbarra conclude così il suo mandato lasciando in eredità a Daniela Fumarola, già scelta dallo stesso Sbarra come segretaria aggiunta e che oggi verrà eletta segretaria generale della Cisl, un successo inseguito da sempre, ma anche una unità sindacale andata in frantumi, con tutto quel che ne consegue. Non a caso, l’altro grande obiettivo della Cisl e di Sbarra, un nuovo Patto sociale nel segno della concertazione tra governo, imprese e sindacati, non è stato centrato in questi quattro anni e appare anzi più lontano che mai. E non solo per i pessimi rapporti con la Cgil e, in parte, con la Uil, ma anche per le frizioni con la Confindustria che, ultimamente, sono aumentate proprio a causa della legge sulla partecipazione, guardata con forte preoccupazione se non ostilità da buona parte delle imprese.
Toccherà ora a Fumarola raccogliere questa eredità. La nuova segretaria della Cisl, nata a Taranto 58 anni fa, potrà contare sul sostegno unanime del suo sindacato, che proprio sotto la sua responsabilità di segretaria organizzativa (fin dal 2020) ha visto un costante aumento degli iscritti (4.163.327 quelli dichiarati). Sbarra andrà invece a dirigere una nuova fondazione intitolata a Franco Marini (ex segretario della Cisl e poi presidente del Senato), magari in attesa di una candidatura politica.
Fonte: https://www.corriere.it/