recensione di Nicola F. Pomponio
TORINO – Un efferato delitto si è verificato tra i vigneti delle Langhe e il comandante dei Carabinieri della locale stazione, il maresciallo Serena Valente, è chiamato a risolvere il caso. Si apre così l’ultimo romanzo di Michele Paolino, autore di altri due racconti sempre fortemente legati alla sua città: Torino. Paolino, con la “complicità” di un amico d’eccezione, l’ex sindaco Sergio Chiamparino, firma un riuscito racconto giallo non privo di colpi di scena e di una trama che tiene incollati al testo fino al suo, per certi versi, malinconico scioglimento.
Una trama ben congegnata che spesso incrocia dettagli, situazioni, descrizioni dove i protagonisti si muovono in ambienti profondamente diversi dando così vivacità e freschezza al racconto. Il lettore si trova proiettato da descrizioni enologiche che fanno apprezzare tutto il lavoro, la pazienza, la dedizione dei viticultori piemontesi (e macedoni, visto il loro elevatissimo numero tra le dolci colline del cuneese, patrimonio Unesco) ad un “jet set” torinese alle prese con l’elezione del nuovo sindaco, un ambiente quest’ultimo di certo inventato nei dettagli ma senz’altro molto più aderente alla realtà di quanto si possa pensare.
Questa ricchezza di condizioni e di attori è uno dei punti di forza di un romanzo che si segnala per un aspetto particolare: il profondo amore che lega l’autore alla sua città; un amore che non impedisce la critica, anche corrosiva, ispirata alla grande opera di Fruttero e Lucentini “La donna della domenica”. Molto gustose sono le pagine dedicate ai cosiddetti “posizionamenti” di alcuni componenti della “Torino-bene” durante la campagna elettorale: qui l’autore lavora di fantasia, ma dietro il fittizio spesso si avverte la presenza del reale.
Un reale che egli conosce molto bene e in prima persona avendo per anni ricoperto il ruolo di consigliere comunale e avendo partecipato direttamente a diverse campagne elettorali. Ne emerge un quadro non sempre esaltante, ma, e il dubbio è d’obbligo, forse non limitato alla sola città subalpina. In queste descrizioni Paolino non perde il gusto della citazione erudita con un corposo numero di annotazioni e aneddoti sulla sua città e sul mondo langarolo. Questo aspetto rende frizzante e gradevole la lettura evidenziando la ben nota arguzia torinese: il lettore viene così accompagnato per le vie, le piazze, i corsi di una città che da poco ha manifestato all’esterno la sua ricchezza storica e la sua fantasia creatrice che stupisce in primis i torinesi stessi, abituati ad un understatement, ad un sottotraccia, talvolta eccessivo.
L’affresco che così si compone tratteggia una realtà ricca e contraddittoria, alcune volte vittimisticamente ripiegata su se stessa, altre volte vitale e piena di iniziative; una realtà che ha saputo nel tempo, in alcuni casi con difficoltà, assorbire l’ondata migratoria dal Sud e che si ritrova di nuovo a contatto con nuovi migranti e con nuovi/vecchi problemi di integrazione: significativo il ruolo dei macedoni, nonché quello del maresciallo di origine meridionale. Un romanzo quindi che si muove su più prospettive; non solo un giallo ma l’evocazione di ambienti e tipi umani forse poco conosciuti al di fuori del Piemonte ma che, proprio per questo motivo, vale la pena conoscere.
Un lettore non piemontese troverà senz’altro motivi di interesse, stupore, curiosità nello scoprire aspetti così interessanti e inaspettatamente importanti di quest’angolo nordoccidentale della Penisola. Si è detto di una sorta di atto d’amore dell’autore per la sua città e la sua regione; ciò è trasparente non solo dalla sua produzione precedente, molto focalizzata sul suo quartiere operaio torinese, ma anche in questo racconto dove egli, torinese figlio di immigrati meridionali, come chi scrive e come l’attuale sindaco, possono, a buon diritto, sottolineare l’ormai compiuta integrazione.
Guardando al passato è stata fatta molta strada dai cartelli che avvisavano che non si affittava ai meridionali; l’auspicio è che non si ripropongano in modo diverso, vecchi pregiudizi! Ma al di là di queste riflessioni, l’invito è quello di immergersi nella lettura di questo bel giallo, scritto con arguzia e ricco di suggestioni.
Michele Paolino “Il giorno prima del voto” Edizioni del Capricorno