La questione relativa alla “guerra del tesseramento” che ha come campo di battaglia la “Piazza d’armi” politica di Montorio al Vomano è insipida, inopportuna, di cattivo gusto e noiosa in un momento storico caratterizzato da una crisi economica e sociale senza precedenti che connota tutto l’interno Teramano.
Una questione tecnica, tuttavia, va posta in primo piano in questa curiosa vertenza che profuma di Prima Repubblica.
L’art. 2 comma 9 dello Statuto del Partito Democratico prescrive che “gli iscritti che, al termine delle procedure di selezione delle candidature, si sono candidati in liste alternative al PD o, comunque, non autorizzate dal PD, sono esclusi e non più registrabili per l’anno in corso e per quello successivo nell’anagrafe degli iscritti.” ( art. 2 comma 9 statuto PD ).
I nostalgici del PD, ad esempio, eletti in una lista civica nel 2014 ( ultime elezioni amministrative a Montorio al Vomano ), possono quindi attualmente, trascorsi due anni, re – iscriversi al Partito Democratico poiché, a mezzo di una norma di dubbio valore morale, è lo stesso statuto “Democratico” che lo permette.
Va analizzata, tuttavia, la figura statutaria dell’”eletto – iscritto” o “iscritto eletto” ( lo statuto non opera distinzione nella scansione temporale dei due status ), il quale ha dei doveri ben definiti nei confronti della base del partito ( assemblea degli iscritti ) che si esplicano, principalmente, in dovere di contribuzione al partito ( art. 22 comma 2 Statuto PD ) e, soprattutto, dovere di rendicontazione del loro operato ( art. 22 comma 3 Statuto PD ).
Per assurdo, pertanto, un soggetto eletto in una lista concorrente al PD ( ad esempio, lista civica “Si può fare” ), al momento della re – iscrizione successiva al partito, potrebbe essere obbligato a rendicontare il proprio operato politico all’assemblea degli iscritti al PD.
Il Partito Democratico di Montorio al Vomano, pertanto, uscito dalla porta principale del palazzo comunale potrebbe concretamente rientrarvi dalla porta di servizio tramite eventuali voltagabbana che non hanno mai dimenticato il loro “democratico” primo amore.
di Riccardo Panzone