52 anni fa, il 21 agosto 1964, veniva a mancare improvvisamente il Segretario Generale del PCI Palmiro Togliatti, mentre si trovava a Jalta, in Crimea, nell’allora Unione Sovietica. Sin dal suo rientro in Italia dopo il ventennio fascista, nel 1944, Togliatti è stato uno dei “padri” della nostra Costituzione repubblicana e antifascista, figura chiave tra coloro che hanno costruito le fondamenta democratiche dell’Italia contemporanea. Per Togliatti, come per molti altri protagonisti delle diverse culture politiche presenti nell’Assemblea Costituente, la Costituzione rappresentò il traguardo finale di un complesso percorso di elaborazione, discussione e sintesi politica, maturato durante gli anni della repressione nazi-fascista, dell’esilio, nonché della Resistenza e delle esperienze dei CLN. Nei lavori dei costituenti, emerse in modo chiaro la visione “democratica” dello Stato, con il bilanciamento dei poteri, la dialettica partitica e la piena rappresentanza di tutte le forze politiche nel Parlamento, di cui era fautore il PCI. Una linea politica determinante per la nascita della carta costituzionale e la costruzione della Repubblica, avviata da Togliatti con la “svolta di Salerno” e sviluppata poi nella teoria della “via italiana al socialismo”. Scelte politiche strategiche queste per il futuro della nazione, promosse da un Togliatti attore protagonista anche all’estero, numero due del Comintern.
La Costituzione repubblicana elaborata con il decisivo apporto del PCI Togliattiano viene messa oggi a rischio dalla contro-riforma targata Renzi-Boschi-Verdini. Una pericolosa operazione che insieme con “l’Italicum” stravolge il nostro assetto istituzionale e democratico, per deragliare verso un confuso superamento del bicameralismo perfetto. Si concentra di fatto il potere nelle mani di un solo partito egemone alla Camera, si toglie ai cittadini il diritto di voto per il Senato che sarà composto da nominati, si triplica il numero delle firme necessarie per i disegni di legge d’iniziativa popolare. Un progetto che tenta di ridurre la partecipazione dei cittadini e la sovranità popolare ovvero di tagliare progressivamente quella “democrazia” che i padri costituenti hanno voluto donare all’Italia. Per questo, nel solco di Togliatti e della sua eredità politica e culturale, occorre battersi in difesa della nostra Costituzione, per un secco “NO” al Referendum.
Mirko De Berardinis – Teramo