Non sembra essere, la città dell’Aquila, l’unico suolo di questa regione da ricostruire. Dalla cima del Gran Sasso al mare sono tante le cose hanno bisogno di un completo restyling. Ricostruire o costruire? Questo è il dilemma. Continuare a coprire “con una mano di bianco” continuando a “nascondere la polvere sotto il tappeto” oppure ideare un nuovo progetto, ripensare criteri, cambiare obiettivo e soprattutto cambiare i metodi usati finora? Dall’edilizia alla politica, dall’economia alla cultura, l’Aquila diventa una metafora per riflettere su quello che si deve ricostruire o costruire ex novo in questa regione e non solo. Da quel 6 aprile del 2009 è passato tanto tempo, eppure la città è ancora ostaggio di impalcature e travi che sorreggono quello che rimase in piedi. Mesi e anni di lotte, discussioni, contrasti, burocrazie che hanno cristallizzato gli effetti devastanti di quella notte terribile. All’incubo si aggiunge altro incubo: lo spettro della mafia sulla ricostruzione. Indagini che portano alla luce inquietanti colloqui telefonici. C’è chi ride durante quelle terribili ore pensando alla “fortuna” di dover ricostruire un’intera città e chi si prepara a “fare qualche omaggio” ai decisori di turno che dovranno gestire gli appalti. L’Aquila si trova così davvero in “prima pagina” per lo scandalo della corruzione, ma gli aquilani non ci stanno. Non sono proprio d’accordo a fare massa con la parte più sporca è vero, ma sempre una minoranza. Non sono disposti a passare, agli occhi dell’Italia intera come una popolazione di concussi e concussori. Non dopo quello che hanno vissuto e che continuano a vivere, giorno dopo giorno, da 5 anni a questa parte, ricostruendo la loro città, lentamente ma inesorabilmente nonostante l’assenza di azione di coloro che avrebbero dovuto tutelare i loro interessi. I contrasti tra le parti politiche hanno segnato la cronaca di questi anni. Certo qualcosa è stato fatto, ma quello che ancora c’è da fare è molto, molto di più. Perché oltre che ricostruire una città bisognerebbe costruire una nuova cultura, nella politica, nell’economia e naturalmente nell’edilizia.
(PrimaPagina ed.ne Febbraio 2014) di Mira Carpineta