Eccellenze e qualche difficoltà.
Teramo è una delle province italiane che presenta il maggior numero di iscritti all’albo dei medici veterinari in rapporto alla popolazione (la cosiddetta vet ratio), fenomeno probabilmente legato alla presenza nella nostra città di una facoltà di Medicina Veterinaria.
La sanità veterinaria a Teramo presenta le più diverse componenti e tutte sono rappresentate dall’Ordine che mi onoro di presiedere. I medici veterinari iscritti sono impiegati nei vari settori del pubblico e del privato; ci sono, fra gli altri, i colleghi del Servizio Veterinario della ASL, i veterinari che lavorano presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise, i colleghi docenti universitari e ricercatori a vario titolo impiegati nell’università e poi i liberi professionisti, che rappresentano di gran lunga la categoria più corposa, più giovane in termini di età media e probabilmente, allo stato attuale, con le prospettive lavorative meno floride. Infatti, il loro numero appare elevato in rapporto alla consistenza del patrimonio zootecnico, da anni in declino, ma probabilmente, e questo è il dato più preoccupante, anche nei confronti della popolazione di cani, gatti e specie esotiche che sempre con maggiore frequenza fanno stabilmente parte delle nostre famiglie. Non credo di poter essere smentita quando affermo che il livello di professionalità della medicina veterinaria pubblica e privata nella nostra città è elevato. Molti colleghi, tra mille difficoltà, non solo di carattere economico, ma spesso anche burocratico ed organizzativo, si prodigano ogni giorno per garantire un livello eccellente di ricerca scientifica, un controllo serio ed affidabile, fra le altre cose, degli alimenti che giungono sulle nostre tavole e la salvaguardia della salute e del benessere dei nostri animali da compagnia e da reddito. L’unico appunto che mi sento di fare alla categoria che rappresento, soprattutto nel settore che meglio conosco, quello della libera professione rivolta agli animali d’affezione, è di carattere culturale. Bisogna insistere, fiduciosi, essere mediatori nella società in cui operiamo affinché la cultura dell’animale, della sua cura e della sua salute cresca almeno ai livelli degli altri paesi della comunità europea. Il randagismo, il maltrattamento e gli abbandoni esprimono numeri ancora troppo significativi perché ci si senta soddisfatti. In fondo, qualcuno ha detto che la civiltà di una nazione si valuta da come tratta i propri animali.