La parola più abusata nella campagna elettorale. Non ci sono state grosse novità nella campagna per le elezioni politiche del 2013. Accuse reciproche e promesse (difficili da mantenere) l’hanno fatta da padrone. E gli spazi per i cartelloni di propaganda sono rimasti vuoti almeno nei piccoli centri,
ma anche nei grandi. Allora qualcosa è cambiata nella comunicazione! Infatti, si preferisce di più apparire in televisione e sui network, dove la tattica è aggredire l’avversario e non farlo parlare: pessimo esempio per tutti gli spettatori e/o uditori/lettori. Tuttavia la parola più usata da tutti è: Politica. A volte si ha l’impressione che chi la usa non ne conosca appieno il significato oppure le si attribuiscono connotazioni diverse da quelle tradizionali. “Politica” è una parola nobilissima e di antica origine: all’inizio designava l’arte della guida e dell’amministrazione dello Stato (polis) da parte delle varie magistrature previste dalle singole costituzioni o statuti. Già da tempo, però, si è confuso il vero significato della parola con una forma determinata di amministrazione dello Stato. Si prenda, ad esempio, uno dei dialoghi più famosi di Platone, Πολιτεία (Politéia), e si vede subito che in Italiano è stato tradotto con il titolo di Repubblica. Niente di più sbagliato: uno, perché la Repubblica, come forma di governo dello Stato, era sconosciuta ai Greci; due, perché se coincide con Democrazia (Luciano Canfora ha dedicato molte opere all’analisi storico-politica di questo concettoideologia), allora essa era considerata da Platone e da Aristotele come forma degenerativa dello Stato, peggiore della quale c’era solo la tirannia. Il significato del termine greco è molto complesso in quanto implica sia l’ordinamento giuridico dello Stato, sia l’insieme dei cittadini che godono dei diritti politici (anche ad Atene non tutti i cittadini erano dotati di diritti politici, come donne, stranieri e chi aveva un censo basso). Per questo, a volte, tale parola è tradotta in italiano e nelle lingue moderne con termini molto diversi tra loro: da Repubblica a Costituzione a Politica a Stato. Per Aristotele, ogni fine delle azioni umane tende a un bene, perché si possa scoprire ciò che si deve: la conoscenza di questo bene supremo è propria della politica. Qui, addirittura, la politica diventa una scienza, anzi la scienza per eccellenza! Politica è tutto ciò che è relativo alla polis, cioè allo Stato, e “si fonda sul dato di fatto della pluralità degli uomini”, come sostiene Hannah Arendt in “Che cos’è la politica”. Quanta confusione nel titolo V riformato della Costituzione, ove il comma 1 dell’art.114 recita: La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. Non può essere così, poiché la Repubblica è una forma (di governo, di sovranità) dello Stato che, a sua volta, è costituto da Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni. Lo Stato è l’entità superiore che può essere organizzato anche come repubblica. Una volta, infatti, si diceva che lo Stato è costituito da: territorio, cittadini e sovranità. Se non si hanno chiari questi concetti, è difficile amministrare lo Stato e la politica diventa strumento di contrattazione continua e conflittuale tra le diverse parti costituenti. La Politica dovrebbe mirare al bene supremo che è la felicità, come diceva Aristotele e come espresso dalla Dichiarazione d’Indipendenza degli USA e dalla Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino in Francia, recepito nelle relative Costituzioni quale benessere generale e libertà. Da qui l’Appello ai liberi e forti di don Luigi Sturzo e il motto Libertas sullo scudo crociato dei democristiani.