Succede, purtroppo. Come se non bastasse il vorticante giro dei colloqui di lavoro con le solite frasi (“Bel curriculum, molto interessante, vedo che lei si è già occupato/a di molte cose. Le faremo sapere…”), oggi la difficoltà dei giovani aspiranti lavoratori è quella di occuparsi con la promessa di essere messi sotto contratto, dopo il cosiddetto periodo di prova. La gavetta, insomma, che spesso si tramuta in un vero e proprio sfruttamento senza il minimo ritegno.
Riporto qui l’esperienza di un giovane teramano, che ha chiesto di restare anonimo. Era stato chiamato per uno stage insieme ad altri ragazzi presso un’azienda di Teramo, e da subito il dirigente aveva prospettato loro, con toni entusiastici, la possibilità di una luminosa carriera. Il capo comincia subito a chiedere ore in più da passare in ufficio, e di avere pazienza perché era tutto lavoro che sarebbe servito per imparare il mestiere. Intanto il periodo da stagista cominciava a volgere al termine, con promesse che in breve tutto si sarebbe sistemato con un nuovo contratto a progetto e una buona paga. Il tempo scade e i giovani stagisti cominciano a guardarsi in viso preoccupati: di un nuovo contratto nemmeno l’ombra e intanto si continua a lavorare. Gratis, ovviamente, e pensare che alcuni di loro per arrivare in ufficio impiegano anche quarantaminuti di auto. Benzina non rimborsata,ovviamente. Il giovane teramano non sa bene che pesci pigliare: al momento altre possibilità lavorative non si muovono e quindi concede ancora fiducia al suo capo. La situazione, tuttavia, non cambia: ogni volta che si parla di un rimborso spese, di un contratto, di una paga, il dirigente glissa bonariamente, asserendo che ci sta già pensando.. Uno dei ragazzi non ce la fa più e minaccia la denuncia. Riceve in risposta minacce di “terra bruciata alle agenzie di collocamento e segnalazioni in nero del suo curriculum”. Situazione paradossale. Gravissima. Tutti vanno via alla spicciolata dall’ azienda: frustrati e delusi di essere stati presi in giro nonostante le migliori intenzioni. Di questi tempi, tuttavia, non è meglio accontentarsi piuttosto che continuare a subire frustrazioni e delusioni? Il giovane stagista risponde: “L’importante è tentare sempre il tutto per tutto. Se poi subentreranno altri fattori, come la necessità di mettere su una famiglia, allora ci si accontenterà anche solo di portare il pane a casa. Intanto, però, voglio credere che sia ancora possibile realizzarmi in questo paese”.