“GIOCATI” … DAL GIOCO

giocodipendenzaA molti sarà capitato di leggere questa frase su internet, nelle sale gioco o nei bar, in prossimità di slot machines. Evidentemente si tratta di un avvertimento che lo Stato offre al cittadino per tutelare la sua salute, ma cosa significa realmente?

Personalmente ritrovo la somiglianza con le scritte sui pacchetti di sigarette “nuoce gravemente alla salute”, ma nel caso del gioco dovremmo usare il condizionale “potrebbe” nuocere alla salute se si verificassero delle situazioni particolari, ma di quali situazioni stiamo parlando? Il “gioco” nel suo significato originario è un atto altamente creativo e spontaneo che permette (per esempio al bambino) di interagire con l’ambiente, ma soprattutto di entrare in contatto con se stesso: attraverso il gioco l’individuo esprime le proprie abilità ma considera anche le sue mancanze, sperimenta e definisce se stesso in una continua dialettica creativa; proviene da qui la frase “mettersi in gioco”.

Ma il gioco del “Lotto”, il “gratta e vinci” o la “slot machine” offrono queste possibilità di crescita alle persone che ne fanno uso? Tali attività ludiche rientrano nella categoria dei “giochi di alea” (caso, fortuna – Callois R. 1981) dove l’obiettivo (più o meno consapevole) è quello del piacere che si prova in caso di vittoria, le proprie abilità sono spesso una illusione del giocatore che in realtà sta cercando solamente un momento di soddisfazione: la vincita.

In alcuni casi può accadere che, l’individuo, credendo di gestire o comandare le dinamiche di gioco ne diventi consumatore e rischi di essere “giocato dal gioco” perdendone il controllo. La sensazione di piacere che il gioco provoca viene ricercata sempre più frequentemente anche per nascondere una solitudine o uno stato di profonda tristezza che la persona vive: il gioco diventa euforizzante. Non è la sede per approfondire i complicati meccanismi che causano questa problematica o le varie distinzioni psicodiagnostiche ma un aspetto importante vorrei sottolinearlo: la “perdita di controllo”, ovvero quando non si riesce più a fare a meno di giocare entrando in quel vortice di dipendenza tanto comune all’uso di droga; alla ricerca di piacere data dal gioco fa seguito il senso di colpa per il denaro perduto o, nei casi più gravi, la disperazione per la propria situazione percepita come insanabile.

Si chiama “gioco d’azzardo patologico” (G.A.P. o Ludopatia) quella particolare forma di dipendenza nei confronti di un azione socialmente accettata: giocare. Lo Stato non vieta il gioco d’azzardo (come in passato) ma dà al cittadino l’avvertimento: “gioca con moderazione”; mi chiedo se questo consiglio serva a raggiungere il suo scopo.

PrimaPagina edizione Febbraio 2014 – di Daniele La Licata