Tempo fa quando si parlava di “bombe d’acqua” si pensava ai palloncini pieni d’acqua che si usavano per i “gavettoni”; oggi la stessa espressione evoca immagini raccapriccianti di alluvioni, frane e, a volte, vera e propria devastazione.
“I volontari Cives, circa 40 a Teramo, sono sempre in allerta e operativi, – riferisce Renato Quintiliani capo squadra con anni di esperienza, – ma ci sono altre organizzazioni di volontariato, cresciute come funghi dopo il tragico terremoto del 2009. Non tutte sono attrezzate per le alluvioni, ma se non hanno idrovora saranno dotati di pala o comunque di manovalanza che in caso di emergenza è sempre utile. Ci si trova a svuotare magazzini, – continua Quintiliani, – sgomberare materiali alluvionati e detriti”. Fate costantemente dei corsi di addestramento? “I corsi si fanno sempre e soprattutto per i nuovi, ma quello che conta davvero è l’esperienza sul campo. La realtà è diversa dalla simulazione, in quanto permette di testare le reazioni e formare la preparazione di ciascuno”. Ci può dare qualche consiglio utile a limitare eventuali danni? “La vera prevenzione la deve fare il cittadino. Ad esempio nell’alluvione che ci fu a Tortoreto ho avuto modo di vedere una sola abitazione che aveva adottato un minimo di precauzione. Parlo di un classico scivolo di accesso ad un garage nel seminterrato chiuso con cancello. Nella parte bassa del cancello era stata applicata una lamiera di circa 50 cm di altezza, capace di attutire la piena. I detriti trasportati dall’acqua stessa fungono poi da sigillante, limitando l’accesso dell’acqua. E’ un rimedio semplice, economico e funzionale. Sarebbe meglio evitare di fare scantinati sotto terra in zone soggette ad alluvioni. La prevenzione e il buon senso tanno bene ovunque, in zone di mare ad esempio, bisogna pensare di sollevarsi non di costruire sotto. A volte possono essere sufficienti uno o due scalini di accesso per sollevarsi dalla sede stradale, anziché scendere. Le PA fanno poco, per motivi organizzativi o economiche, quindi sta al cittadino iniziare a tutelarsi. Purtroppo anche le norme sull’ambiente a volte – conclude Quintiliani, – complicano la situazione. Pulire un letto di un fi ume o tagliare degli alberi che stanno sugli argini spesso significa infrangere le leggi e anziché essere ringraziati si rischia una multa, mentre l’incuria la fa da padrona e poi l’acqua trascina e accumula facendo danni”.
PrimaPagina, edizione ottobre 2014 – di Daniela Palantrani