Se l’anagrafe desse più fiducia e non remasse contro anno per anno, sapremmo dove andare a vivere. L’ultima indagine dell’anno concluso ci dice che conviene trasferirsi in Svizzera, e per chi ha ambizioni riproduttive, farvi nascere i propri figli. Non che la notizia stupisca. Lo studio ha preso in considerazione ben undici indicatori di vario genere. Tra questi, forse i più sentiti da noi tutti, il tasso di criminalità, la fi ducia nelle istituzioni, la ricchezza personale, l’andamento dell’economia mondiale e le previsioni di reddito pro-capite nel breve e lungo termine. Un pensiero, nemmeno tanto recondito, viene dunque da farlo, soprattutto dopo il discorso di fine anno del nostro Presidente. Defi nito “epocale” da Gianfranco Fini, il saluto di Napolitano agli italiani, è sembrato, a noi che politologi non siamo, uno snocciolamento (equilibrato per carità) di una serie di emergenze purtroppo fin troppo note. “Dobbiamo parlare di una vera e propria questione sociale da porre al centro dell’attenzione e dell’azione pubblica, non più di disagio sociale”, ha sottolineato e ha aggiunto che “la crisi ha cancellato imprese e posti di lavoro, le scelte necessarie del governo hanno costretto i cittadini a sacrifi ci, che è necessario far ripartire l’economia e l’occupazione non solo nel Centro-Nord, ma anche nel Mezzogiorno”. Come non essere d’accordo? Poi ci guardiamo intorno e le manovre preelettorali, anch’esse deprimentemente già viste, ci riconducono al passato che non passa. Al già visto. Al vecchio che più vecchio non si può… Ricordate Cetto La Qualunque? Se non fossimo tragicamente messi, ci sarebbe da ridere. Ma non ce lo possiamo permettere e, almeno all’inizio dell’anno, aggrappiamoci a qualche piccola speranza. Per esempio, all’oroscopo e ai segni favoriti. A voi lettori il gioco di cercare tra i nostri prossimi rappresentanti al Parlamento quelli che hanno almeno le stelle dalla loro parte. Se in Svizzera si nasce e si vive meglio, anche Teramo (lo dicono le statistiche) non scherza. Al primo posto in Abruzzo nella graduatoria dei ricchi. Dobbiamo poi trasferirci a Pescara per i divertimenti e a L’Aquila per conservarci in salute. Peccato che la mancata riforma delle province ci veda ancora separati e non abbia mescolato soldi e benessere fisico perché, senza saperlo, avremmo conquistato la felicità. Insomma, la politica riesce sempre, brillantemente, a danneggiarci. Vedi le primarie, che hanno confermato l’antico gioco di chi perde il pelo, ma non vizio. Subito dimenticati rinnovamento e cambio della guardia, sono puntualmente riemersi i “faraoni” ben conservati (si fa per dire), per regalarci il futuro che ci meritiamo. Se la sinistra si prepara alla goleada, il centrodestra è in autodifesa, aspettando tempi migliori. Tanto da indurre il governatore Chiodi alla prudenza. Resta in trincea a L’Aquila, rinunciando a più prestigiosi traguardi romani. Lo fa per il nostro bene, certo, anche se la rinascita dell’Abruzzo diventa un alibi per evitare possibili delusioni o sconfitte. Dunque, riassumendo, anche se l’anagrafe ci tradisce, il pensierino per la Svizzera resta.