Nel difficile periodo storico che stiamo vivendo a molti di noi sarà capitato ascoltare o leggere queste parole: “Esiste una gran parte di persone che il lavoro non lo cerca più”. E’ una particolare realtà interiore che interessa la persona talmente scoraggiata da abbandonare il suo obiettivo: la ricerca del lavoro. Quando si viene ripetutamente delusi nei propri desideri e aspettative può accadere che “l’aspettativa” arrivi a coincidere con la “delusione”: ancor prima di cimentarsi in un compito si immagina che quello che si sta facendo non produrrà i risultati sperati. In psicologia sociale esiste un costrutto teorico che ben descrive questa realtà: “l’impotenza appresa”: l’individuo constata che la riuscita dei compiti prefissati non dipende mai dalle sue capacità bensì da fattori esterni “non controllabili”. Le sconfitte sono ripetute nel tempo tanto da creare “frustrazione”: un particolare assetto mentale causato da continue delusioni per mancate soddisfazioni; la persona appare di umore triste, con scarsa motivazione ai compiti, spesso orientato al pessimismo e, in alcune situazioni, all’aggressività. La percezione che l’individuo ha di sé risulta sempre inferiore a ciò che la società richiede. La “bassa autostima” coincide con l’idea, spesso, di non farcela nelle prove che si presentano tutti i giorni. Inoltre la persona si rende conto che non può contare su nessuno sentendosi solo e non sostenuto da realtà familiari o politicoassistenziali. E’ opportuno sottolineare come, prima di tutto, esiste una “predisposizione all’impotenza appresa”: la particolare storia di vita (soprattutto nelle fasi precoci dello sviluppo)potrebbe aver spinto l’individuo a ricercare costantemente delle gratifi cazioni e, soprattutto, a soffrire particolarmente delle sconfi tte (che nella vita sono inevitabili ). La possibilità di trovare lavoro rischia di sembrare irraggiungibile anche perché i pensieri dell’individuo si orientano al pessimismo e alla svalutazione di sè:”perché allora studiare, laurearsi? ” … “tanto il lavoro non c’è!!!”; la gratificazione lavorativa non arriverà “perché impegnarsi?” L’aspettativa diventa la sconfitta, quasi ci trovassimo di fronte ad una metonimia. Proponendo un paragone ardito si potrebbe pensare che “l’impotenza appresa” presenti certi meccanismi simili allo stato depressivo. Se nella depressione il lutto (reale o immaginario), l’umore “grigio”, coincidono con il vivere, “nell’impotenza appresa” la sconfitta coincide con il futuro che ci prefiguriamo. Parafrasando un famoso scritto di Sigmund Freud si potrebbe dire che “l’ombra della sconfitta cadde sull’individuo” e sulla sua capacità di fare. In questi casi è opportuno lavorare su quella base di emozioni e pensieri negativi che sostengono la motivazione dell’individuo. Poter sciogliere il collegamento diretto “aspettativa / sconfitta” signifi ca per la persona ricreare la speranza per un futuro più roseo e meno pessimista, signifi ca dare la possibilità di esprimere con maggiore convinzione e determinazione le proprie potenzialità.