Paura di ingovernabilità da un lato e necessità di una politica economica forte, dall’altro sono i due punti su cui si sofferma Giammaria De Paulis, vicepresidente di Confindustria Giovani, che ritiene fondamentale, in questo momento, da parte di tutti, non arroccarsi su posizioni rigide,
ma anzi sviluppare una forte collaborazione e sinergia tra le diverse componenti, politiche, civiche e imprenditoriali avendo come fine comune il rilancio dell’economia sia dal punto di vista dei consumi che della produzione. “Al di là dei necessari tagli e riforme è importante capire che l’unione, anche se di diverse identità, quando si ha un comune obiettivo, che in questo caso è l’uscire dalla crisi, è l’unica strada percorribile. In campo aziendale per esempio, cooperare può significare abbattere dei costi, fare progetti più articolati e quindi avere maggiori possibilità di attirare investimenti o accedere a fondi europei. Fare squadra, per crescere insieme e andare verso l’internazionalizzazione. La politica deve assecondare i cambiamenti, adeguandosi alla velocità con cui avvengono, stando di più in mezzo alla gente magari anche con l’utilizzo dei mezzi internet”.
Anche Luciano Di Marzio, presidente dell’Unione Provinciali Artigiani (Confartigianato) esprime preoccupazione per lo scenario aperto dall’esito elettorale, soprattutto per quanto riguarda l’eventualità di un ritorno a breve alle urne: “quello che occorre è solo buon senso. Prima di tornare al voto vanno fatte almeno alcune cose di fondamentale importanza. La legge elettorale, la riforma dell’apparato statale per la riduzione dei costi. A cominciare dalla diminuzione del numero dei parlamentari. Se torniamo a votare ancora con questi numeri, dov’è la riduzione dei costi? Prima bisogna tagliare ciò che è veramente superfluo, qualche ministero, e diversi ministeriali, i finanziamenti ai partiti e i compensi di rappresentanza. I costi improduttivi, non sempre e solo il sociale, la sanità o la scuola. Le cose da “tagliare” ci sono, a cominciare da loro. Grillo ha dimostrato che si può fare politica senza finanziamenti pubblici, ma solo con il volontariato e le tecnologie. Mi sembra un ottimo spunto di riflessione e in Sicilia ha già dato qualche altro buon esempio di politica di servizio e non di professione. Per quanto riguarda Teramo, sia a destra che a sinistra non credo che possano dirsi soddisfatti o esaltati dal risultato, anche quelli che sono stati eletti, perché anche qui il M5S ha avuto il maggior numero di consensi e questo la dice lunga sul pensiero dei teramani”.
Prima di cantare vittoria bisogna vedere se sarà possibile creare una governabilità – dichiara Antonio Persano, presidente di AIMPA – con tre forze politiche così diverse e senza i numeri giusti per una maggioranza, non è escluso che si torni presto al voto. Il problema principale rimane comunque la legge elettorale che così com’è concepita non è in grado di esprimere la vera volontà dell’elettorato. Le risposte di cui tutti abbiamo bisogno devono venire da persone che propongono programmi, soluzioni, idee e che facciano in modo che i cittadini possano realizzarle. Non si può più evitare di affrontare problemi come lo sviluppo, il lavoro, la tassazione. Chi si propone di governare deve anche assumersi la responsabilità di “fare”. I sacrifici senza risultati non sono più una strada percorribile. Il fallimento dell’agenda Monti né la conferma. Per questo è necessario poter scegliere le persone a cui dare il mandato di rappresentare le varie esigenze e non, come in questo caso, subire le scelte dei vari partiti. Questa legge elettorale produce delle vere e proprie aberrazioni”.
Preoccupazione invece, esprime Gloriano Lanciotti, direttore provinciale di CNA che auspica un forte senso di responsabilità da parte di tutti perché: “tornare subito alle urne sarebbe veramente deleterio. Chi esulta forse lo fa perché pensava proprio di non farcela e ritrovandosi di nuovo in sella credono di “averla scampata anche stavolta” e questo”modello Teramo” è solo un fatto di potere locale. Comunque anche rammaricarsi non serve se non si prende atto, definitivamente, che il cambiamento, il rinnovamento, deve essere radicale. Basta con i politici di professione, e sempre gli stessi nomi per di più, sia a destra che a sinistra. La lezione positiva che ci viene da Grillo è, forse, proprio questa. L’aver capito il malessere e la voglia degli elettori di vedere facce nuove, prese dalla società civile e che conoscono la vita reale, delle piccole imprese, dei lavoratori precari, dei giovani disillusi. Tutti segnali che i politici tradizionali non hanno saputo cogliere. Spero che il M5S e i segnali che sta già dando (in Sicilia per esempio) siano di stimolo a tutti. Gli elettori hanno comunque dimostrato di saper fare la selezione “.