PAROLE AL VENTODI MALE IN PEGGIO
Già detto che l’estate l’avremmo ricordata per “grandezza” (crisi, caldo e non solo). Passerà alla memoria degli abruzzesi, crediamo, anche per la supponenza. Deliri di onnipotenza (dettati dalle temperature altissime?), che hanno invaso giornali e tv. Con frasi celebri “ad effetto”. A ferragosto ha dato una scrollata all’estate l’uscita del presidente della Regione sui malaugurati effetti del “gasparismo” in Abruzzo. “Il nostro decantato sistema industriale – ha punzecchiato Chiodi – si fondava sull’assistenzialismo dello Stato. Anche l’enorme numero di persone impiegate nella pubblica amministrazione è frutto di una stagione politica in cui non c’era più correlazione fra entrate e spese”. Apriti cielo. Ne è seguita una serie di botta & risposta su tutti gli organi di informazione locali. Fino al totale spegnimento del dibattito. Lo diciamo? Fuorviante e alquanto sbagliato, come qualcuno si è premurato di puntualizzare. Ognuno ha detto la sua, come si fa qui che, quanto a chiacchiere, democratici lo siamo a 18 carati. Peccato che, alla fine, tutto resta come prima, senza conclusioni concrete. Come per la battaglia persa (ma speriamo di no) per il salvataggio in extremis della provincia di Teramo. Strattonata di qua e di là. Allargata verso la costa per alcuni, ristretta al centro per altri, cancellata del tutto per qualcuno. Divertenti le dichiarazioni di fine estate. Perentorio Rabbuffo (Fli): “L’Abruzzo non è divisibile per due”; tragico Catarra (presidente della Provincia morente): “Una guerra fra territori che indebolirà tutta la regione”; pirandelliano Mascitelli (Idv): “In Abruzzo manca una visione unitaria e c’è un gioco delle parti”; mazziniano Tagliente (Pdl) rivolto alla sua parte: “La politica chiama, bussa alla vostra porta ma voi non ci siete”; laburista Mastromauro (sindaco di Giulianova): “La proposta Brucchi è puramente demagogica dal momento che non è attuabile”; conservatore Brucchi (sindaco di Teramo): “Pescara non avrai Teramo”. Silente, per ora, Chiodi, impegnato a decidere sul suo futuro. A chi gli chiede se si ricandiderà, sorvola, lasciandoci nel dubbio. Intanto, a noi che paghiamo le tasse aumentano la benzina e diminuiscono lo stipendio. Ma importa qualcosa? Non spingete, per favore. Per rispondere, non c’è fretta. Grazie.