Il comportamento medio dell’atmosfera alle alte latitudini dell’emisfero meridionale ha subito sensibili variazioni nel corso degli ultimi decenni. La diminuzione stagionale della colonna di ozono ha superato il 50% nel mese di ottobre durante tutti gli anni ’90 e il fenomeno del “buco di ozono” sull’Antartide ha raggiunto dimensioni record durante la primavera del 2000. Altri cambiamenti sono evidenti sulla superficie Antartica: la penisola Antartica
si è riscaldata di vari gradi negli ultimi decenni, mentre le zone interne del continente sembrano mostrare un trend inverso, con un lieve raffreddamento. Inoltre, c’è evidenza sperimentale della diminuita estensione dei ghiacci nei mari orientali della penisola Antartica. Al CETEMPS, modelli atmosferici di circolazione generale vengono utilizzati per individuare le cause e i meccanismi all’origine dei cambiamenti in atto. In particolare ci si è concentrati sull’individuazione di possibili relazioni esistenti tra i cambiamenti climatici antartici e gli andamenti delle temperature superficiali degli oceani tropicali.
I NOMI L’idea di affibbiare nomignoli per i fenomeni atmosferici nasce a fine Ottocento. Il primo a farne uso è il climatologo australiano Clement Wragge, che comincia ad assegnare alle aree di alta pressione i nomi dei suoi amici e alle tempeste tropicali i nomi dei politici più odiosi. Un vezzo condiviso perfino dagli impeccabili meteorologi della Marina Americana che durante la seconda guerra mondiale prendono l’abitudine di dedicare a mogli e a fidanzate un ciclone distruttivo. Fino a quel momento, però, i nomi dei cicloni continuano ad essere scelti per lo più a caso o seguendo solo un criterio alfabetico (Able, Baker, Charlie). Dal 1953 il Servizio meteorologico nazionale degli Stati Uniti decide che le tempeste sono rosa. Solo nomi femminili per uragani e cicloni. In Italia l’inventore del tormentone dei nomi classici per le nuove ondate di caldo è il sito il meteo.it il cui direttore, Antonio Sanò spiega: «Abbiamo ripreso la vecchia abitudine dei nomignoli, dandogli però tutt’altro carattere . I nostri appellativi sono simpatici, facili da ricordare, legati alla nostra cultura e scelti a furor di popolo. Per battezzare il caldo dell’estate abbiamo lanciato dei sondaggi nella nostra pagina Facebook e sul sito. Le proposte sono nostre, ma anche degli utenti del forum. Così, Scipione, Caronte e Minosse sono nati con voto democratico».
COMPORTAMENTI Tipici consigli che valgono per tutti sono di bere molto, evitare di uscire nelle ore più calde, evitare eccessi di escursione termica usando il condizionatore solo per asciugare l’aria e non per raffreddarla, ma soprattutto scegliere capi d’abbigliamento chiari e leggeri ed evitare le fibre sintetiche optando per lino, cotone o lana. La lana: I beduini del deserto utilizzano lo stesso barracano di lana di capra o di cammello sia contro il gelo della notte che contro la temperatura torrida del giorno. Questa proprietà è dovuta all’aria trattenuta dalle fibre che rendono il tessuto un materiale termoisolante. Siesta: Una siesta è un breve sonnellino fatto nel primo pomeriggio, spesso dopo pranzo. È una tradizione comune in alcuni paesi, in particolare quelli in cui il clima è molto caldo. La parola siesta in spagnolo deriva dal latino hora sexta (sesta ora a partire dal mattino, quindi “mezzogiorno di riposo”), ed è un’abitudine a volte forzata poiché nelle ore di caldo torrido è difficile, e pure dannoso per la salute, poter lavorare o fare del movimento.