Esilaranti notizie dal mondo (locale) della scuola. Scopriamo quali sono gli impellenti e irrinunciabili bisogni (mai termine fu più appropriato) di certi adolescenti teramani a cui sarebbe negato l’uso dei bagni in certi momenti della mattinata scolastica. Con conseguenti vibrate proteste dei genitori, preoccupatissimi dell’imbarbarimento renale dei pargoli. (Di quello intellettuale non ci è dato di sapere). Risposta, altrettanto divertente, dalla Val Vibrata. Per dare un significativo segnale di dedizione alla “causa”, un consiglio d’istituto (anche qui i genitori impazzano) si è inventato l’accorciamento delle vacanze pasquali e l’allungamento dell’anno scolastico. Quattro giorni in tutto. Per compensare, hanno detto, le ore di lezione perse a causa delle abbondanti nevicate di febbraio. Un’idea geniale. Soprattutto pensando alle due mattinate in più di giugno, dopo la chiusura ufficiale del 9. Ci figuriamo la massiccia presenza nelle aule di alunni svegli, pronti, interessati a chissà quali approfondimenti o recuperi del tempo perso, nei mesi precedenti, a vagheggiare, magari anche lì, nei bagni. Non possiamo prendercela, tuttavia, con così incandescenti invasioni di campo di padri e madri. Protervamente incoraggiati da anni a esprimere pareri, e fornire consigli e soluzioni su temi dei quali sono, in molti casi, scarsamente edotti. Un po’ quello che accade in politica. E più o meno dallo stesso tempo. A conferma ci giunge la proposta “tecnica” di Francesco Profumo. Che, invogliato a lasciare un’impronta di sé, come tutti i suoi predecessori, apre a una proposta della quale si discute nella vicina Francia. Sono i compiti a casa nel mirino del ministro dell’Istruzione. “Da limitare – suggerisce, aggiungendo: “Credo che oggi nella scuola i ragazzi imparino solo una parte delle loro competenze: molti sono gli input che vengono da altre sorgenti”. Ha ragione il ministro a voler contenere, e poi magari, chissà, in un futuro prossimo abolire il lavoro domestico degli studenti. Chi non immagina i nostri adolescenti, nei lunghi pomeriggi senza compiti, a facebookare e twittare sul tema della gelosia che acceca il protagonista nella Sonata a Kreutzer di Tolstoj o sull’ influenza di Pascoli nella poetica di Pasolini. Hanno ragione i genitori teramani. Meglio una frequente e liberatoria pipì che l’analisi logica di un qualunque prof. Del resto, a che serve la scuola?