“Ah, non ne parliamo nemmeno, per carità!”. Esordisce così, con grande vigore misto ad una non troppo sottile vena d’inquietudine il dott. Roberto Ciccocelli, presidente del comitato di difesa del diritto alla salute e per la salvezza dell’ospedale di Giulianova, quando gli si chiede del nuovo nosocomio della città costiera di cui questo giornale si è occupato nel precedente numero. “Venturoni (ex assessore alla sanità, nd’a) venne qui e ci disse di fare tutti gli adempimenti burocratici, compreso il cambio
di destinazione d’uso del terreno dove dovrà sorgere il nuovo nosocomio, poi le cose si sa come sono andate. Chiodi ha detto apertamente che l’ospedale dovrà attendere il 2017 per la prima pietra”. Come se non bastasse, l’unica cosa che in Italia viene tagliata assieme all’istruzione è proprio la Sanità; Giulianova rischia infatti di veder scomparire anche la neonatologia, in quanto la dottoressa Baraldi, già sub commissario alla sanità abruzzese ha avanzato una proposta di riorganizzazione della “rete nascita” avanzata a livello regionale, prevedendo 1 solo punto di tale tipologia in provincia di Teramo. Il dott. Ciccocelli al riguardo ha scritto una lettera dai contenuti molto forti alla stessa dottoressa in cui evidenzia che tale riorganizzazione “non tiene conto del parere espresso più volte sia dal comitato del Dipartimento materno-infantile della Asl di Teramo, sia dalle Società scientifiche di area pediatrica (SIP e SIN) della Regione Abruzzo, che concordemente e ripetutamente hanno indicato come necessari e sufficienti n. 2 punti nascita nella provincia di Teramo, ferma restando la necessità di ridurre a 7 i punti nascita a livello regionale, sulla base del “piano Fazio”, ma anche delle lungimiranti proposte già espresse in precedenza dai pediatri abruzzesi attraverso le proprie Società scientifiche (SIP e SIN), ai fini di una più omogenea distribuzione territoriale degli stessi, necessaria per garantire a tutti i bambini e a tutte le mamme abruzzesi la stessa aspettativa di salute, si propone quanto segue: n.2 punti nascita all’Aquila, n.2 a Chieti, n.1 a Pescara e n.2 a Teramo”. Il “piano Fazio” prevede la chiusura di reparti in cui vi siano meno di 500 parti l’anno, fatte salve le zone più isolate con evidenti difficoltà di trasporto con rischio per le gestanti; la preparazione mediante scuole teorico-pratiche dei paramedici; la disincentivazione al parto cesareo e così via. “Non è per campanilismo che ho proposto Giulianova”, prosegue il presidente del comitato, “ma a S.Omero mancano medici e paramedici per coprire le h24 e per quanto riguarda l’ospedale di Atri la guardia c’ è, ma anche lì il personale è molto carente. Mi dicono che mancano gli spazi a Giulianova. Per forza! Abbiamo fatto due piani per la lungodegenza di Medicina, spostato malamente Otorinolaringoiatra; basta risistemare le cose, che i siti si trovano”. Come risponde a chi si lamenta che per tutto il pescarese ci sarebbe un solo punto nascita? Non occorrerebbe lasciare almeno Penne, luogo in cui tuttele abitanti della Val Fino vanno a partorire? “No-risponde-, perché possono venire benissimo a Teramo, in mezz’ora non cambia niente. Occorre un buon reparto. Cosa crede, che se si abita a Roma, in mezz’ora si trova un ospedale?”