Il dott. Francesco Ciarrocchi è responsabile dell’Unità Operativa semplice a valenza dipartimentale, che si occupa di procreazione medicalmente assistita dell’ospedale Mazzini di Teramo. O meglio, il reparto di occupava di fecondazione assistita, ora non più. Il 19 ottobre scorso è stato posto sotto sequestro il reparto, perché ancora sprovvisto delle necessarie autorizzazioni. “Non c’è stato nessun sopruso o abuso da parte delle forze dell’ordine. Il sequestro era una morte annunciata.
Lo scorso 24 settembre – chiarisce Ciarrocchi – c’era già stato un controllo dei Nas che aveva portato alla luce la mancanza delle autorizzazioni necessarie per le pratiche di procreazione assistita. All’indomani, ho scritto a tutti i vertici Asl, dal più alto fino al mio diretto superiore, comunicando il mancato accreditamento presso l’ISS. Purtroppo, nessuno ha avuto tempo di controllare o adempiere all’obbligo burocratico. Non so se dipenda dalla Regione, che ha latitato nel rispondere, o chi abbia omesso o non comunicato. Di fatto le autorizzazioni disciplinate dal famoso articolo 40 non ci sono”. Gli avvisi di garanzia sono cinque e riguardano il dott. Ciarrocchi, il direttore sanitario, Camillo Antelli, il direttore medico del presidio, Gabriella Palmeri, il direttore del dipartimento materno infantile, Goffredo Magnanimi e il manager, Giustino Varrassi. Il dott. Ciarrocchi, oltre che medico, è consigliere comunale nelle fila del Pdl, e alle domande su perché abbia iniziato delle attività, senza le necessarie autorizzazioni, spiega di “lavorare per un’ azienda, non nel suo studio privato. Per quanto mi concerne – prosegue Ciarrocchi – c’era tutto: dal cup al ticket, per me era tutto in ordine. Pensavo di essere in regola”. Tutte le strutture ospedaliere devono essere accreditate. In particolare, la legge 40/2009 impone a tutte le strutture, che esercitano terapie in materia di procreazione medicalmente assistita, di essere iscritte in un apposito elenco. Il dott. Ciarrocchi spera “che non vi siano strumentalizzazioni politiche dietro l’accaduto”. Che la vicenda, cioè, non venga usata per colpirlo politicamente o altri attraverso lui. Il dirigente medico precisa, inoltre, che il reparto resta operativo per quanto concerne gli esami diagnostici e che gli utenti non hanno subito disagio. Infatti, conclude “dopo la prima visita dei Nas, mi sono attivato e ho interrotto le terapie, per non creare disagio agli assistiti. Purtroppo, sono stato superficiale nel non verificare di persona che le autorizzazioni fossero pervenute. Mi sono fidato”.