Tra tre mesi sono morto”.
Con grande rassegnazione una persona molto anziana ha risposto ad una impiegata del Cup che le dava l’appuntamento dopo novanta giorni per una visita. Simile scena salendo le scale dell’Ospedale, dove un marito diceva alla moglie: “Ma non è possibile, ti rendi conto? Quattro mesi devo aspettare!”. Secondo un calcolo della Cgil le liste d’attesa costano alla Asl di Teramo- e di rimando ai contribuenti- 141 milioni 360 mila euro. I Livelli Essenziali di Assistenza- i famigerati “LEA”- sono assicurati dalla Costituzione e “si stabilisce che le Regioni dovrebbero garantirne il rispetto per i cittadini”, dice Geppino Oleandro dello SPI –CGIL “ma mentre sono stati varati sia il piano nazionale di contenimento delle liste di attesa che quello regionale” a Teramo è tutto fermo, perché la Asl non emana il suo piano annuale. Il sindacato ha anche stilato un “documento programmatico per l’adozione di un piano attuativo aziendale di contenimento delle liste d’attesa”, che verrà a breve sottoposto alla Asl ed ai medici. Una fonte afferma a chiare lettere che sulla sanità, in particolare sulle liste d’attesa “premono interessi formidabili. Più il tempo è lungo, più il paziente cercherà altrove la visita, anche se a pagamento. Il problema è che la possibilità di pagare uno specialista privatamente si assottiglia sempre di più per colpa della crisi”. Critiche anche da parte di Amedeo Marcattili, segretario FP (funzione pubblica) CGIL: “La gestione ha lavorato solo in modo ragionieristico, guardando ai conti, ma non ai costi sociali. Qui si è pensato solo a chiudere i reparti e a bandire un concorso per sei dirigenti amministrativi, che in questo momento non sembra di certo una priorità”. Il segretario uscente della CGIL, Di Odoardo, invece, pone l’accento sulle nomine politiche dei manager e chiede al Presidente della Regione, Chiodi, di fare un concorso pubblico. I danni delle liste d’attesa interminabili sono anche economici. La CGIL calcola che la spesa pro capite della sanitàè di 3.137 euro. Non si sa ancora se la tassazione cui i cittadini abruzzesi sono sottoposti sia sufficiente a coprire i “buchi”. Una nota del Ministero della Salute dell’8 novembre ha indicato alle Regioni la necessità di non avere più di 3,7 posti letto ogni 1000 abitanti. In termini generali sono 7389 in meno. Le Regioni con un tasso inferiore a questo potranno aumentarli fi no a tale soglia. L’Abruzzo, che conta meno abitanti della sola provincia di Bergamo, dovrà toglierne ancora molti.