La vicenda delle dimissioni in massa dalla Commissione Grandi Rischi (CGR) dopo la sentenza dell’Aquila e le polemiche che hanno invaso i giornali e i media in generale sono fuori luogo. Hanno dimostrato ancora una volta l’assoluta immaturità del nostro paese a trattare
professionalmente i problemi, e in generale come la cosiddetta classe “scientifica” e accademica sia osservante delle disposizioni della classe politica. Qualche giorno dopo la sentenza c’è stato un articolo di Francesco Merlo su La Repubblica che esprime in modo ineguagliabile quello che dovrebbe essere il sentimento di tutti. Cominciamo con la questione della sentenza facendo un parallelo con la situazione meteorologica. Negli Stati Uniti e tanti altri paesi le cause giudiziarie contro le maldestre previsioni meteo e le relative sentenze sono numerose. L’unica differenza è che la previsione meteo è possibile, mentre quella dei terremoti non lo è. Tutti sembrano aver dimenticato che il 23 gennaio 1985 tre degli attuali protagonisti di questa vicenda, Zamberletti presidente onorario della CGR, Boschi e Barberi ordinarono e realizzarono l’evacuazione di 100.000 persone in Garfagnana per un imminente terremoto, che fortunatamente non si verifi cò. Forse questa è la ragione per cui alla vigilia del terremoto dell’Aquila i membri della CGR hanno lasciato alla chetichella la riunione senza dire una parola alla stampa, lasciando la patata bollente nelle mani dell’unico funzionario statale. È proprio questo comportamento che è stato criticato (e sanzionato dalla giustizia) anche a livello internazionale, come ha fatto David Ropeik sul blog di Scientifi c American, che conclude dicendo: “Gli esperti scientifi ci sono fra le sorgenti più fi date di informazione per la società e così come condividono la loro esperienza sui rischi con il governo, essi devono anche comunicare con individui singoli educati che aspettano lo stesso tipo di guida. Nessuno stupore quindi che la gente dell’Aquila stia celebrando quella che è la loro rivincita contro quelli che speravano dovessero informare sulle possibili scelte per rimanere al sicuro, esperti che – innocentemente, di certo – hanno invece abbandonato quella gente”. Quanto ai componenti la commissione scientifica si tratta di professori universitari per la maggior parte e di “scienziati”. La gente tende a vedere queste persone sotto il manto immacolato della scienza e dimentica che la scienza è fatta dagli uomini (quindi corruttibile) ed è asservita ai governi che la fi nanziano. Spesso e a sproposito è stato citato Galileo in questa vicenda, che va visto come un esempio di obbedienza al potere e quindi non come esempio di obiettività, e rettitudine. Ma la cosa più illuminante sulla classe accademica della CGR è stato quello che è successo dopo le dimissioni di circa la metà dei suoi componenti. Il suo presidente, dopo che ha avuto un colloquio con il sottosegretario competente (insieme al prefetto Gabrielli), ha subito fatto marcia indietro e alle sue iniziali immediate ed irrevocabili dimissioni dalla Presidenza della CGR è seguita una pausa di ripensamento. E questa pausa è stata suffi ciente a molti dimissionari per ritirare le loro. Come si vede, soddisfatto l’ego personale, tutto torna in ordine. La verità è che non è chiaro quale sia la funzione della CGR. Nei mesi trascorsi dalla mia nomina (a gennaio 2012) abbiamo preparato documenti per il Governo e per la Protezione Civile e fatto interventi anche presso l’Accademia dei Lincei, per mettere in evidenza l’impreparazione del aese al rischio idrogeologico, cause che vanno dalla distruzione dei servizi tecnici dello stato alla mancanza di un’adeguata preparazione accademica. Dire che questo documento è stato ignorato è dir poco perché non ha ricevuto neanche una nota di ricevuta. Quando (come sta regolarmente accadendo) ci saranno alluvioni e frane il governo dirà che ha fatto tutto il possibile.