NAVIGARE A VISTA O TRACCIARE UNA ROTTA? LA SCELTA DI TERAMO PER IL SUO FUTURO
Nonostante i martellanti tweet del governo sulle
tendenze positive del mercato italiano, l’economia teramana stenta a riprendersi. I cosiddetti operatori economici, imprenditori, commercianti, artigiani continuano a lamentarsi della scarsità di risultati e la disoccupazione è ancora una piaga drammatica nel nostro territorio.
“Il Capodanno, che quest’anno ha fatto registrare un buon risultato di partecipazione e gradimento, è stata anche un’occasione di marketing per riportare attenzione sulla nostra città. “ Così Marco Tancredi a commento della riuscita di un evento che tuttavia da solo non basta a risollevare le sorti economiche teramane. “ Sicuramente ne hanno giovato ristoratori e somministratori, ma le categorie commerciali sono tante e insieme alle loro associazioni di riferimento abbiamo calendarizzato una serie di eventi e appuntamenti che nel corso del 2016 li vedranno coinvolti” – aggiunge l’assessore.
Va detto, tuttavia, che Teramo è una piazza difficile proprio perché refrattaria alla cooperazione. Un a visione “ageè” dell’economia impedisce lo sviluppo di reti fra le ditte. Parlare di “aziende” infatti è un po’ forzato. L’economia teramana non ha grandi aziende o industrie da sfoggiare, 3 o 4 in tutto il territorio, che possano dirsi tali, il resto è un pulviscolo di piccoli esercizi commerciali o artigianali, officine e botteghe che proprio non riescono a fare squadra, nonostante l’associazionismo di categoria, necessario ma poco vissuto. Ognuno con il suo “orticello” da difendere, magari lamentandosi di tutto, ma poco disponibili ad accettare la realtà .
“E’ necessario prendere atto – sostiene invece Tancredi- che le cose non torneranno più come prima”.
Sarebbe opportuno insomma cominciare ad avere un progetto, magari collettivo sul futuro della città e non solo. Su come vorremmo che fosse l’ambiente in cui viviamo. Ma per una visione più ampia forse sarà necessario abbandonare i vecchi schemi di pensiero ed essere protagonisti del cambiamento invece che subirne passivamente le conseguenze. Per porre un freno alla desertificazione delle attività produttive (Teramo è una delle province italiane con il più alto tasso di fallimenti e chiusure di imprese) occorrerebbe anche invertire il fenomeno della “sindrome cinese”, quel tipo di concorrenza sleale a colpi di scarsissima qualità e prezzi troppo bassi che se a breve produce “ cassa”, a medio e lungo termine paralizza la circolazione monetaria, prosciugando l’economia del territorio. Ma Teramo è pronta a cambiare prospettiva? Si può trasformare ciò che sembra un danno in una risorsa? Questa è la sfida. Nel frattempo pur navigando a vista , si prepara il calendario eventi 2016, insieme alle associazioni di categoria, CNA, Confesercenti, Confcommercio.
Diversi appuntamenti già collaudati e ( alcuni da testare), come le fiere, le mostre mercato, i mercoledì universitari , che avranno il compito di ri-animare le piazze teramane e (si spera) le…casse.
di Mira Carpineta