CATARRA SUONA IL VIOLINO

catarra presidente della provincia di teramoBerlusconi, Chiodi e laProvincia a rischio.

Il travaglio trasversale che sta vivendo il mondo politico, dall’insediamento del Governo dei Tecnici, ha obbligato tutti a rimettersi in gioco. L’indecisione, il disorientamento che accomunano tutti i rappresentanti delle istituzioni politiche spingono inevitabilmente ad analisi, riflessioni, dibattiti. Non sempre

tranquilli, anzi, i toni a volte si alzano anche all’interno degli stessi gruppi. A destra e a sinistra, in attesa delle prossime amministrative locali dove è possibile ipotizzare tutto e il contrario di tutto. Al presidente della Provincia di Teramo, Walter Catarra, chiediamo di spiegarci cosa può venir fuori da questo clima, di cui si è certamente parlato nella cena di Arcore, dove l’ex premier Berlusconi ha radunato i suoi “uomini”. Teramo alla corte di Silvio: come è andata? “Berlusconi è una persona che riesce a lavorare e parlare di cose importanti, pur nel contesto di una serena convivialità. L’allegria e il brio che lo caratterizzano non influiscono sulla capacità di affrontare argomenti importanti – esordisce Catarra-. In quella occasione Berlusconi ha ribadito la necessità di recuperare il rapporto di fiducia tra eletti ed elettori e la posizione di fiducia al governo Monti, pur se tra i presenti molte sono state le critiche alla sua scelta di ‘fare un passo indietro’. Scelta tuttavia, molto ben spiegata da Alfano, suo successore alla guida del partito, che ne ha saputo evidenziare il valore”. Cosa si è detto a proposito del nuovo corso del Pdl? “Intanto rimane il primo partito d’Italia, non c’è smobilitazione, anzi si candida fortemente a condizionare la scena politica di questo paese per i prossimi 20 anni, e Berlusconi non è affatto uscito di scena e la sua lungimiranza lo ha portato a designare in Alfano la persona più adatta a traghettare il partito verso il post governo tecnico, superando le critiche che definiscono questo un partito ‘monarchico’, perché incarnato nella figura di una persona che ne ha condizionato l’identità. Tuttavia ciò non ha impedito al partito dielaborare una propria personalità politicatanto da spingere Berlusconi stesso a definirlo invece ‘anarchico’, proprio per la grande vivacità di dialogo interno. Tutti gli eletti amministrano e governano più della metà del nostro Paese, e questo non è possibile farlo solo con un uomo, seppur carismatico, ma con tanti uomini, quanti sono appunto gli eletti. E non si può ignorare che per mandare a casa gli eletti bisogna votare di nuovo. Il bipolarismo ha insito il difetto del culto della personalità, ma è una condizione che appartiene a tutti, da Casini, a Bossi, a Fini”. Riuscirà la politica a riprendersi il posto dei tecnici? “Oggi, alla luce di ciò che sta accadendo, mi viene da dire di no, quando pensano di eliminare enti costituzionali, elettivi come le Province. Questa è la più grande negazione della democrazia”. Prima di questo argomento vorrei il suo parere sulla Regione: il governatore Chiodi, nonostante un’acclamazione iniziale quasi plebiscitaria, oggi accusa segnali di isolamento, la recente “tirata d’orecchie” di Tagliente, per esempio, e non solo. “A questo proposito mi viene in mente il paragone con Obama, che rappresentava le speranze del mondo intero, ma si è trovato a governare nel momento peggiore della storia recente e all’improvviso è diventato un ‘brocco’. Sarebbe stato facile per un uomo come Chiodi continuare a raccogliere consensi e ovazioni se avesse potuto fare demagogia e politica alla vecchia maniera, invece si è trovato a gestire una situazione gravissima, ha dovuto prendere decisioni impopolari, dure. Da quando è al governo della regione si sono succedute catastrofi ambientali ed economiche di estreme gravità, e lui è stato ed è l’uomo giusto al posto giusto”. Tornando invece alle Province, tra i fautori delle abolizioni c’è chi sostiene che 3 livelli di governo sullo stesso territorio siano troppi. “Probabilmente ci sono delle istituzioni che si sovrappongono, ma non sono certo le Province che a mio avviso sono le autorità territoriali d’ambito ottimali e la cui soppressione non rappresenta quel risparmio che si vuole far credere. Forse i vari Ato e Bim potrebbero essere considerati superflui. Non le province e ne abbiamo avuto una prova proprio durante l’ultima emergenza causata dalla neve, dove solo un’istituzione strutturata come la Provincia ha potuto fornire interventi efficaci e risolutivi.”