Al ballottaggio con Renato Schifani, ha ricevuto 137 voti su 313. 20 voti in più di Schifani (Pdl) che ne ha presi 117. Luis Alberto Orellana (M5S) ha avuto 5 voti, Gaetano Quagliariello (Pdl) un voto. Le schede bianche sono state 52, le nulle (in cui si contano quelle per Orellana) sono 7. Presenti 313, votanti 313. Dal conteggio si evince
che ha ottenuto voti anche dal M5S, probabilmente tra quei 20 che hanno fatto la differenza. Grasso infatti, è stato eletto con 12 voti in più rispetto a quelli di cui dispone al Senato la coalizione di centrosinistra (ne ha 125, ne ha presi 137). La linea del M5S era “scheda bianca” ma di fatto il movimento si è spaccato. «La discussione accesa tenuta nel gruppo non è stata sufficiente a dipanare tutti i dubbi di tutti quanti…», aveva scritto su Facebook il senatore Maurizio Buccarella prima del voto, mentre il collega Guglielmo Pepe: «Amici, libertà di voto. Senza contrattazioni e senza trucchi. Borsellinoci chiede un gesto di responsabillità e noi non siamo irresponsabili, finchè siamo qui dentro, a voi la scelta». Il curriculum del senatore Pietro Grasso è impressionante: dai grandi processi di mafia, come pretore e Procuratore alla direzione nazionale antimafia, è uno dei pochi che possa davvero vantare di aver condiviso con Falcone e Borsellino gli anni più difficili della lotta alla mafia. La sua candidatura al Senato aveva come programma principale lo scopo di revisionare la legge anti-corruzione modificando la norma sullo scambio elettorale politico-mafioso (416 ter) entro i primi cento giorni di attività parlamentare.