Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe stato proprio Zar Vlad a far risorgere dalle ceneri l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico, riportandola ai vertici degli interessi della politica internazionale? Eppure è ciò che si è verificato in questi ultimi mesi in concomitanza con la strafexpedition russa in Ucraina.
La realtà supera la fantasia
La serie tv di Volodymyr Zelensky (in Italia viene trasmessa col titolo «Servitore del popolo») ha profetizzato tanto mutamento di cose e nella realtà gli eventi hanno per davvero superato ogni immaginazione.
Infatti in Ucraina nasce romanzescamente (da attore a presidente) la carriera politica di Volodymyr Zelensky; in Europa risorge, e in grande stile, l’Alleanza Atlantica; e nel mondo si ripetono scenari ormai dimenticati della ‘Guerra Fredda’: i blocchi militari al passo con i tempi e già dotati di armi stellari. In sostanza, una serie di avvenimenti l’uno collegato all’altro.
Ma qual è l’origine di tutto ciò? Rimanendo nel mondo fantasioso dello spettacolo, per l’osservatore uso a coltivare la passione per il grande cinema d’azione hollywoodiano, essa potrebbe essere individuata, come accennato in epigrafe, nelle mira e poi nelle gesta di un Putin ‘Terminator’ che, per salvare dalle minacce della NATO la Grande Madre Russia, nella ‘missione Ucraina’ dovrà affrontare le milizie del malvagio attore-presidente, le immancabili insidie locali nonché la reazione ostile e compatta dell´accolita delle potenze occidentali.
Invece restando con i piedi per terra, per l’osservatore comune la causa di quanto sta accadendo in Europa altro non è che un’assurda follia: il solo pensiero che sul suolo europeo si ritorni a guerreggiare è un’autentica dissennatezza oltreché una paurosa regressione del grado di civiltà. Ma nel mentre… tra realtà e fantasia, il mondo si prepara al peggio!
Ritornando alla NATO
Messa in sfiducia dall’amministrazione Trump, con l’invasione dell’Ucraina la NATO ritorna in ‘prima visione’ con grande successo di botteghino, quasi da far invidia a “Top Gun: Maverick”. Da vecchio e obsoleto sceriffo della guerra fredda, pressappoco in pensione, l’Alleanza si trasforma in Salvation Army per i Paesi europei e non solo. Infatti, oltre a presentarsi allo stato come unica e valida struttura di difesa contro le minacce delle torme russe, adesso si ripropone globalizzata, allargandosi sino al Pacifico, in difesa di tutti i popoli in qualche forma intimiditi dal neocolonialismo economico e dalle rivendicazioni territoriali della potenza asiatica per antonomasia, la Cina.
Occhio alla penna!
Che dire di questa nuova situazione? Beh, che la NATO ci difenda dai sedicenti emuli di Pietro il Grande, dai redivivi conquistatori, dalle minacce di coventrizzazione di qualsivoglia spaccone di turno e ci consenta di vivere in libertà, alla buon’ora; ma attenzione che non si tratti di una libertà limitata ovvero di una libertà che non ci libera, ma che ci incatena ad un certo sistema, reduce dei principi sanciti dalla dottrina Truman e dalla conferenza di Bretton Woods, che potrebbe essere d’utilità al protettore più di quanto non lo sia al protetto!
Ad essere onesti e analizzando giudiziosamente la situazione, a volte ci sorge il dubbio che oggi la Russia, concettualmente parlando, altro non stia perpetrando che una parte delle turpitudini commesse ieri dall´Occidente in Afganistan, Iraq, Libia, Siria e via dicendo; che si stia trascurando, con buona pace delle scuole di pensiero slavofile, di vedere la Russia come parte integrante dell’Europa per tutta una serie di valori e realtà comuni (ci riferiamo al Paese e non ai suoi governanti); e che non si sia ancora capito bene perché l´Ucraina di botto sia stata messa a ‘guerra e fuoco’.
Probabilmente bisognava agire per tempo e cioè il 20 febbraio 2014 quando Mosca si prese la Crimea. L’Occidente e l’Europa in particolare avrebbero dovuto dimostrarsi in quell’occasione più mediatori: ovvero non applicando sanzioni, ma sedendosi al tavolo delle trattative con Russia e Ucraina per risolvere il problema. E di certo adesso non saremmo al punto in cui ci troviamo. A conferma di ciò non pochi osservatori politici indipendenti ritengono che l’invasione dell’Ucraina altro non sia che la conseguenza del progressivo e deplorevole logoramento dei rapporti internazionali e delle istituzioni cui fanno capo. Ed ecco che, come conseguenza di quanto or ora considerato, oggi vengono a galla i molti errori e problemi insoluti di un’Europa eteronoma, immatura e impreparata, che non è in grado di svolgere appieno il ruolo che le compete. L’Unione Europea, ricordiamolo, è un progetto di pace e non di guerra!
Né tampoco, ad essere onesti, viene in aiuto controparte (Mosca): mania di grandezza, ferocia bellica e sbruffonesca intimidazione nucleare sono tutti atteggiamenti che oggi mal si coniugano con gli sforzi diplomatici per giungere a una pace o quantomeno a un ‘cessate il fuoco’ in Ucraina. Insomma, il nocciolo della questione è questo: da una parte troviamo un’Europa immatura e USA-dipendente e dall’altra una Russia in mani sbagliate!
Creare un nuovo ordine mondiale
Stanti così le cose, ecco che, ci piaccia o no, oggi la NATO ci tutela, ma svolge questo compito secondo la propria dottrina e sotto la vecchia bandiera: ripristinando i muri dei blocchi militari, riportandoci sotto certi aspetti indietro di diversi decenni e, a quanto sembra, precludendoci un’opzione alternativa di difesa.
Ma ci va bene che sia così?
Secondo Abba Eban, politico e diplomatico israeliano, “la storia ci insegna che gli uomini e le nazioni si comportano saggiamente una volta che hanno esaurito tutte le alternative”. Ed oggi più che mai noi non abbiamo bisogno di un ritorno al passato, ma di sperimentare tutte le opzioni praticabili; di rinnovarci per rinnovare; e di creare un assetto mondiale nuovo. Chissà… se non è osare troppo, un governo planetario super partes. Ma, vivaddio!, per tempo e se ovviamente non ci autodistruggeremo prima.
«Pan è morto»
Plutarco nel «Tramonto degli Oracoli» con l’espressione ‘Pan è morto’ si riferiva a qualcosa oramai arrivata al suo termine: la civiltà della Grecia, insieme a tutto quanto essa aveva prodotto; un dio sacrificato per celebrare la caduta del politeismo e l’incombente glorificazione della cristianità. Secondo un nostro modesto filone di pensiero, nell’era delle guerre stellari, delle incombenti carestie, delle pandemie e delle catastrofi meteoclimatiche, il grido di Tarmo ‘Pan, il grande, è morto!’ è ancora attuale ed esso oggi ci annuncia l’ultima tappa delle nostre stravaganze, la messa al muro di un fallimentare modello geopolitico, la fine di un ciclo e forse, questo dipende da noi, della stessa umanità.
Sia chiaro, la nostra non è una profezia: è la logica previsione di ciò che accadrà con armi nucleari e batteriologiche a iosa in un mondo sempre più pieno di matti che di assennati.
«Ci troviamo qui su questo mondo, come collettività e come individui, per una serie di incidenti: cosmologici, geologici e biologici» ci insegna Sean Carroll, biologo evoluzionista, ma sarebbe tragico, concludiamo noi, non trovarci più su questo mondo per una serie di incidenti umani!
E allora? Per come dicevamo, solo un nuovo assetto planetario ci potrà salvare un giorno, si spera non troppo lontano e se ci arriveremo.
Illusione? No, speranza!
Tutto andrà bene un giorno, ecco la nostra speranza. Tutto va già bene adesso, ecco l’illusione (Voltaire).
Giuseppe Arnò